Mercato italiano della birra: i dati pubblicati nel nuovo Annual Report di Assobirra sono positivi, e segnalano una crescita della produzione, un aumento dei consumi e un boom dell’export.
Pubblicato a luglio 2020, e relativo all’anno precedente (il 2019), il nuovo Annual Report di Assobirra, fotografa una situazione sicuramente interessante e promettente per il mercato italiano della birra. In sintesi, nell’anno 2109, rispetto al 2018: la produzione di birra in Italia è cresciuta del 5% (passando da 16.421.000 a 17.247.000 ettolitri); i consumi interni sono aumentati del 2,6% (per un totale di 20 milioni di ettolitri, e con una quota annua pro capite di 34,6 litri); l’export ha messo a segno un risultato molto importante (+13%, per un totale di 3,5 milioni di ettolitri, il 46% dei quali esportati nel solo Regno Unito, che è nettamente il principale mercato di sbocco per la birra italiana); gli occupati del settore sono aumentati di 3.300 unità, per un totale di oltre 144mila addetti (diretti e indiretti, nella filiera).
Negli ultimi dieci anni (confronto tra il 2009 e il 2019) la produzione di birra in Italia è aumentata del 35%, oggi il nostro Paese è al nono posto in Europa nella classifica dei Paesi produttori (produce il 4,5% del totale della birra prodotta in Europa), ci sono molti birrifici interessanti, e sono tante le recenti iniziative di valorizzazione del Made in Italy nel settore, per esempio l’introduzione – da parte di Coldiretti e Consorzio Birra Italiana – del nuovo marchio di qualità “artigianale da filiera agricola italiana“.
Ora però, dopo un 2019 sicuramente ottimo nei numeri, il mercato italiano della birra deve fare i conti con i danni economici provocati dal Covid, come ha spiegato il Presidente di AssoBirra Michele Cason: “il 2019 ha confermato la crescente predilezione degli italiani per la birra che, anno dopo anno, assume un ruolo sempre più di rilievo nel panorama del beverage italiano e di conseguenza nell’economia nazionale. Tuttavia, l’emergenza sanitaria da COVID-19 mette a rischio la sopravvivenza di molte realtà e le prospettive di crescita a medio termine dell’Italia (e non solo). Se tale situazione non sarà fronteggiata in tempi rapidi e con misure e strumenti non convenzionali, l’impatto sull’economia sarà rilevante. Quanto al nostro settore, siamo convinti che le potenzialità insite nella filiera dell’orzo, così come nella coltivazione del luppolo, meritino un’adeguata valorizzazione soprattutto a livello europeo di politica agricola comune (PAC). Prioritario è, inoltre, un potenziamento degli incentivi fiscali, a cominciare da una progressiva riduzione delle accise“.
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