Bar e ristoranti: quando e come inizierà la fase 2 nell’emergenza Coronavirus? Quali regole dovranno seguire i locali e quali modifiche dovranno fare per poter essere aperti a norma di legge?
Al momento i bar e i ristoranti rappresentano uno tra i settori più colpiti dalla crisi legata al Coronavirus, e con le maggiori incognite sui tempi e sulle modalità di riapertura. Mentre si potrà puntare certamente sul food delivery e sui cibi e sui cocktail da asporto, sarà certamente vietato proporre chef a domicilio.
Per quanto riguarda l’apertura dei locali, al momento c’è una certezza: non potranno riaprire prima del 18 maggio, in Italia, ma è probabile che il termine possa essere ulteriormente procrastinato di diverse settimane. Come potranno riaprire, con quali modalità e con quali regole? Al momento non è ancora stato chiarito in via ufficiale, ma certamente dovranno essere limitati gli ingressi, tutti gli operatori dovranno utilizzare guanti e mascherine, dovrà esserci un distanziamento tra i tavoli (non meno di due metri tra un tavolo e l’altro, dunque per un locale da 50 coperti si scenderà – se va bene – a 20 coperti al massimo), sarà consigliato mettere delle barriere divisorie (per esempio in plexiglas) tra un tavolo e l’altro, dovrà essere garantita la distanza di almeno un metro tra le persone, saranno vietati i pasti a buffet e le consumazioni al bancone (a meno di ipotizzare un distanziamento di almeno un metro tra le persone al bancone…), e si cercherà – dove e quando possibile – di far sedere le persone in spazi esterni al locale (ma non potrà essere così se gli spazi esterni sono contigui a una strada pedonale, perché altrimenti si riproporrebbe il problema del distanziamento). La cucina dovrà prevedere obbligatoriamente due ingressi, uno dal quale escono i piatti e un altro nel quale portare poi – in un locale ad hoc, per la sanificazione – i piatti sporchi, oppure – in alternativa – dovranno essere utilizzati piatti e posate in plastica monouso (cosa certamente improponibile nei ristoranti stellati…). E naturalmente anche per il personale dovrà essere garantito uno spazio che consenta di mantenere il metro di distanza tra un dipendente e l’altro, e sarà obbligatorio misurare all’ingresso la temperatura dei dipendenti, impedendo l’ingresso a chi supera i 37,5°. Data la riduzione dei coperti e del numero di avventori che possono essere presenti contemporaneamente nei locali, si dovrà dunque cercare – in qualche modo – di lavorare su più turni, con orari ampliati, puntando molto sulle prenotazioni, e inevitabilmente alzando i prezzi.
Sarà sostenibile economicamente, per bar e ristoranti, restare aperti nel rispetto di regole e normative di questo genere? Riusciranno – bar e ristoranti – a riaprire nel rispetto delle leggi ma senza trasformarsi in ambienti “simil-ospedalieri”, cioè mantenendo comfort e relax per i clienti? Si vedrà, come si vedrà e si cercherà di capire se davvero – come tutti ci auguriamo – il food delivery, i piatti da asporto e le consegne a domicilio (di primi piatti, secondi piatti, antipasti, dolci, ma anche – per i bar – panini speciali, preparazioni originali, insalate, cocktail e bevande particolari) potranno affermarsi come attività in grado di compensare, almeno in parte, l’inevitabile calo dei fatturati nei locali.
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