Carni bianche avicunicole: i dati diffusi a gennaio 2020 da Unaitalia segnalano una crescita nella produzione e nei consumi.
Unaitalia, l’associazione di categoria che rappresenta oltre il 90% della filiera avicunicola nazionale (carni bianche: di pollo, tacchino, gallo, anatra, quaglia, oca, coniglio, ecc.) ha pubblicato a gennaio 2020 i nuovi dati relativi all’andamento del settore in Italia. Nel 2019 la produzione è stata pari a 1.328.000 tonnellate, in crescita dell’1% rispetto al 2018 (anno in cui la produzione si era fermata a 1.314.000 tonnellate). E in continuo aumento sono anche i consumi da parte degli italiani, con 20,7 chili pro capite di carni bianche avicunicole consumate nel 2019 (erano stati 20,4 chili nel 2018), in crescita del 25% rispetto a sette anni fa. Nel complesso la filiera delle carni bianche avicunicole dà lavoro a oltre 64mila addetti, determina ricadute economiche e occupazionali pari a 7,9 miliardi, ovvero quasi mezzo punto del PIL (0,45%), ed esporta il 13% circa della produzione.
E’ importante però tutelare ulteriormente il settore a livello internazionale, come ha spiegato il presidente di Unitalia Antonio Forlini, in occasione di Fieragricola 2020: “servono finanziamenti per l’innovazione e politiche che ci difendano dall’ingresso di prodotto straniero, in primis dall’Ucraina e dal Brasile, Paesi rispetto ai quali sono stati di recente negoziati accordi a livello europeo molto penalizzanti per il nostro comparto. Oggi abbiamo il pregio di essere un settore totalmente autosufficiente, con una produzione che copre oltre il 106% dei consumi di carne bianca del Paese, e siamo orgogliosi di questo primato tutto Made in Italy. Ma da gennaio a novembre 2019 le importazioni dal Brasile e dall’Ucraina in Europa sono aumentate rispettivamente del 4,4% e del 7,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Aprire ancora di più le porte alle importazioni da Paesi Terzi significherebbe indebolire questo primato e far arretrare il comparto, dando oltretutto minori garanzie ai consumatori in termini di sicurezza alimentare e standard produttivi. Per questo non sono più rinviabili le misure di sostegno al nostro export, unica strada in grado di rafforzare il comparto avicolo italiano e il suo primato produttivo nel nostro Paese“.
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