Avicoltura italiana: i dati pubblicati a giugno 2019 da Unaitalia fotografano il quadro di una filiera che genera un giro d’affari di 21 miliardi e dà lavoro a oltre 83mila persone.
L’avicoltura è un comparto strategico del settore zootecnico italiano, e i numeri pubblicati a giugno 2019 da Unaitalia (Unione Nazionale Filiere Agroalimentari Carni e Uova), la più importante associazione del settore, segnalano una situazione sicuramente positiva. La filiera avicola italiana, nel suo complesso, genera un giro d’affari di 21,7 miliardi di euro (tra effetti diretti, indiretti e ricadute indotte), fattura 5,7 miliardi (con una crescita del 7,5% negli ultimi dieci anni), e determina ricadute economiche ed occupazionali (“valore condiviso”) per 7,9 miliardi, cifra pari a quasi mezzo punto (0,45%) del PIL 2018.
L’avicoltura italiana dà lavoro oggi a oltre 83mila addetti, ed è l’unica filiera zootecnica italiana autosufficiente: la produzione interna copre infatti il 106,6% della domanda. D’altro canto le carni avicole, soprattutto il pollo, sono le carni preferite dagli italiani e rappresentano il 35% degli acquisti di carne per uso domestico in Italia. Sul fronte dell’export, invece, la situazione è ancora relativamente “debole”, anche se i numeri sono in crescita: nel 2018 sono state esportate 176.800 tonnellate di carni avicole italiane (il 13% della produzione totale), per un valore di 389 milioni di euro. Poi c’è il discorso relativo alle uova, che sono – oltre alle carni – i prodotti per eccellenza dell’avicoltura italiana: l’Italia è il quarto produttore europeo di uova (dopo Francia, Germania e Spagna), e nel 2018 sono stati prodotti in Italia 12 miliardi e 253 milioni di uova. Le vendite di uova italiane da allevamento a terra (tipologia di uova che rappresenta il 45% dell’offerta) sono aumentate nel 2018 del 28%, le vendite di uova da gabbie arricchite (42% dell’offerta) sono diminuite del 19%, le vendite di uova Bio sono cresciute del 12% e le vendite di uova da allevamento all’aperto sono aumentate del 25%.