Proteste dei pastori sardi: quando sono cominciate? Quali sono stati gli episodi più importanti? E quali sono senso e scopi delle contestazioni?
Si è parlato molto nei giorni scorsi delle recenti proteste dei pastori sardi, con i video – diventati virali – del latte versato nelle strade. Ma le proteste dei pastori sardi hanno in realtà una lunga storia, e negli ultimi anni si sono ripetute molte volte, anche se con minore visibilità mediatica: nel 2003 (a novembre 5mila pastori bloccano il centro di Cagliari e alcuni fanno irruzione nel Consiglio regionale); nel 2004 (a settembre 2mila pastori bloccano la statale 131 Cagliari-Sassari, a novembre nuovo blocco della strada Cagliari-Sassari e sit-in sotto il palazzo della Regione); nel 2010 (ad agosto manifestazioni di protesta a Porto Rotondo e ad Alghero, a ottobre proteste a Porto Torres e manifestazioni con diversi feriti a Cagliari, dove viene occupato anche il palazzo della Regione, a novembre blocco dell’accesso alla raffineria della Saras a Sarroch); nel 2011 (a luglio e ad agosto manifestazioni a Cagliari); nel 2012 (a luglio blocco di 400 tir al porto di Olbia); nel 2014 (a settembre manifestazioni di piazza in Sardegna); nel 2016 (a giugno e a luglio manifestazioni a Cagliari e blocco sulla statale 131 Cagliari-Sassari); nel 2017 (a giugno manifestazioni di protesta a Cagliari); nel 2018 (a gennaio 200 pastori sardi restituiscono per protesta le schede elettorali).
Quali sono le ragioni che stanno all’origine di queste contestazioni? Quali sono – in estrema sintesi – senso e scopi delle reiterate proteste dei pastori sardi? Il problema di fondo è legato al prezzo pagato ai pastori per il latte dalle industrie casearie. Ciclicamente si presentano per i pastori sardi problemi di sovrapproduzione e di contrazione eccessiva del prezzo del latte, che all’inizio del 2019 è sceso a una media di 60 centesimi al litro, cifra che è inferiore del 30% rispetto a sei mesi fa e che non copre nemmeno i costi di produzione. Le richieste dei pastori sardi sono fondamentalmente due: nell’immediato che il Ministero delle Politiche Agricole – per frenare l’eccesso di offerta – acquisti almeno 30mila quintali di formaggi (da destinare poi agli indigenti e alle onlus); per il futuro che vengano fissate quote massime più stringenti (e multe più severe) per la produzione dei formaggi e che venga stabilito – attraverso un accordo tra caseifici e pastori – un prezzo minimo di un euro al litro per il latte, facendo valere l’ articolo 62 della legge 1 del 2012, che al comma 2 vieta qualsiasi comportamento del contraente che, abusando della propria maggior forza commerciale, imponga condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, ivi compreso qualsiasi patto che preveda prezzi particolarmente iniqui o palesemente al di sotto dei costi di produzione. La Sardegna è nell’intero Mediterraneo la terra con la più alta concentrazione di pecore (quasi due per ogni abitante, 2,6 milioni di pecore per 1,5 milioni di persone), il 70% del territorio è destinato al pascolo e in Sardegna si trova il 40% di tutte le pecore allevate in Italia, per un totale di circa 12mila allevamenti e una produzione di quasi 3 milioni di quintali di latte, in prevalenza destinato alla produzione di Pecorino.
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