Italiani al ristorante: nel 2018 sono stati spesi in Italia circa 85 miliardi per pranzi e cene fuori casa, pari al 35% del totale dei consumi alimentari nel nostro Paese.
I dati diffusi dalla Coldiretti a gennaio 2019 confermano gli italiani come un popolo di amanti della buona cucina, che non rinuncia a pranzi o cene in trattorie e ristoranti. La spesa degli italiani al ristorante – per pranzare o per cenare fuori casa nel 2018 – ha raggiunto la cifra record di 85 miliardi di euro, che corrisponde al 35% dell’intera spesa alimentare annua nel nostro Paese. Quanti sono gli italiani al ristorante? Secondo i numeri pubblicati dalla Coldiretti, nel 2018 il 22,3% degli italiani, cioè quasi un italiano su quattro, ha mangiato fuori casa – in trattorie, tavole calde o ristoranti – almeno una volta alla settimana, a pranzo o a cena.
Il target più interessante per i servizi di ristorazione in Italia è costituito dai giovani: il 33,8% degli under 35 va al ristorante almeno una volta alla settimana, mentre nel segmento tra i 35 e i 64 anni la percentuale scende al 25,6%, e tra gli over 65 si abbassa drasticamente (6,7%). Il requisito più richiesto nei ristoranti – secondo la Coldiretti – è l’italianità di cibi, vini e bevande (è fondamentale per il 44% degli italiani), ma è considerata importante anche la tracciabilità dei prodotti e il rispetto delle norme di sicurezza alimentari e delle caratteristiche di salubrità degli alimenti (35,2%). Questi requisiti apprezzati dagli italiani al ristorante pongono però – ad essere sinceri – diversi problemi, e sono spesso di fatto – al momento – soltanto una sorta di auspicio, come ha spiegato il nuovo Presidente della Coldiretti Ettore Prandini: “con un terzo dei consumi alimentari che si concentra ormai fuori casa, è di vitale importanza estendere la domanda di trasparenza dagli scaffali dei supermercati ai menù dei ristoranti, rendendo obbligatoria l’indicazione dell’origine dei prodotti utilizzati nella preparazione dei piatti serviti. Oggi non esiste nessuna garanzia – per i clienti dei ristoranti – sulla reale provenienza, ad esempio, del pesce o della carne, ma anche del formaggio per condire la pasta (è molto diffuso l’utilizzo di imitazioni straniere del Parmigiano Reggiano e del Grano Padano), senza dimenticare i piatti di salumi affettati. Solo con la trasparenza sarà possibile evitare il rischio di ritrovarsi nel piatto pietanze Made in Italy di nome ma non di fatto. La capacità di saper valorizzare a tavola i prodotti Made in Italy rappresenta inoltre un fattore di successo importante anche in chiave futura, con sempre più giovani che hanno deciso di scommettere sul cibo come risposta alle difficoltà occupazionali“.
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