Caffè e rischi per la salute: è stato diffuso un comunicato Fipe per contrastare gli allarmismi che si sono diffusi dopo il recente pronunciamento della Corte Superiore di Los Angeles sui presunti effetti cancerogeni del caffè.
La clamorosa decisione del giudice californiano Elihu M. Berle sta alimentando un dibattito mondiale su caffè e rischi per la salute. La notizia è – in sintesi – questa: il 29 marzo 2018 la Corte Superiore di Los Angeles, dopo un processo durato otto anni, ha dato ragione all’associazione no profit Council for Education and Research on Toxics, che aveva intentato una causa contro diverse catene di bar (tra cui Starbucks), accusate di violare – non informando sui rischi del caffè per la salute – una legge della California che impone alle aziende con più di dieci dipendenti di informare i clienti sulla presenza di sostanze chimiche potenzialmente tossiche nei prodotti. Secondo il giudice il caffè è potenzialmente tossico in quanto contiene l’acrilammide, composto chimico che si produce nella fase di preparazione dei chicchi, che è presente anche se in piccole quantità nel prodotto finito, e che alcuni studi ritengono cancerogeno. Le aziende produttrici di caffè e i locali e bar californiani con più di dieci dipendenti devono dunque ora adeguarsi alla sentenza esponendo cartelli o aggiungendo etichette che segnalino ai consumatori la potenziale pericolosità del caffè per la salute umana.
La sentenza californiana su caffè e rischi per la salute ha destato scalpore in tutto il mondo, ed è in contrasto con il più recente pronunciamento in materia dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), che nel 2016 ha decretato che non ci sono prove sufficienti per definire il caffè una sostanza “possibilmente cancerogena per gli esseri umani”. Per contrastare gli allarmismi sul mercato italiano la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) ha diffuso questo comunicato stampa, firmato dal Direttore Generale Roberto Calugi: “Invitiamo il giudice Elihu M. Berle in Italia a provare il nostro espresso, un prodotto di eccellenza e assolutamente sicuro. Che il caffè possa essere pericoloso per la salute è una paura priva di fondamento scientifico. Sfatiamo da subito qualsiasi allarmismo: il caffè servito nei bar e ristoranti del nostro Paese è controllato, è sicuro e ha effetti benefici sulla salute. L’International Agency for Research on Cancer, dopo aver effettuato una revisione su oltre mille studi scientifici ha confermato che non sussiste alcuna correlazione tra il consumo di caffè e l’aumento del rischio di cancro. Anzi: il caffè contiene centinaia di composti con potenziali effetti bioattivi antinfiammatori, antiossidanti e anticancerogeni. Per quanto riguarda la tanto temuta acrilammide, si tratta di una molecola che viene generata nel processo di tostatura del caffè, così come in altri processi produttivi, di frittura e cottura, che avvengono per pane, patatine, biscotti, cereali per la prima colazione e altri generi alimentari. È stato dimostrato che l’acrilammide ha un ruolo secondario nell’insorgenza di qualsiasi forma tumorale, tanto che lo Iarc ha decretato per il caffè una classificazione di tipo 3 (non classificabile per la sua cancerogenicità per l’uomo). E dalle analisi provenienti dalle aziende produttrici di caffè, i livelli di acrilammide sul caffè tostato sono significativamente inferiori ai limiti previsti dal regolamento comunitario. Il caffè è semmai da considerarsi come un nemico del cancro: lo Iarc ha infatti concluso che bere una media di 3-4 tazzine al giorno, in assenza di patologie particolari, può contribuire a ridurre il rischio di cancro al fegato, alla prostata, al colon, al cavo orale, e contribuisce alla riduzione del rischio del diabete. Gli amanti del caffè per i quali serviamo in Italia ogni anno sei miliardi di tazzine possono quindi essere tranquilli sotto tutti i punti di vista. Non solo: come Fipe desideriamo invitare il giudice Elihu M. Berle a provare il nostro espresso e raccontare come nasce e si prepara un prodotto di eccellenza, che non solo è sicuro per la salute ma è anche un piacere”.