Dieta vegana in gravidanza: secondo i medici ci possono essere rischi di danni neurologici per il neonato per un problema di deficit della vitamina B12.
Qui su Universofood abbiamo parlato più volte dei fenomeni del vegetarianismo e del veganismo, e abbiamo visto l’anno scorso tutti i dati sul numero di vegetariani e vegani in Italia. La questione dell’impatto di una dieta vegetariana e vegana sulla gravidanza e sullo sviluppo del feto e del neonato è sicuramente un tema importante, e ne parliamo ora su Universofood perché a febbraio 2018 ci sono stati degli importanti pronunciamenti medici ripresi e diffusi dall’Ansa. Gli esperti dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma e dell’Ospedale Meyer di Firenze hanno segnalato un forte aumento negli ultimi anni dei casi di deficit di vitamina B12 in gravidanza, deficit correlato alla diffusione dell’alimentazione vegetariana e soprattutto vegana. La vitamina B12 si trova nelle carni (soprattutto nelle carni rosse come il manzo, e nel fegato e interiora), in molluschi e crostacei, in molti pesci (soprattutto in aringhe, sardine, tonno, sgombro, stoccafisso), e in alimenti di origine animale come uova, latte e latticini. I vegetariani la assumono soltanto attraverso uova, latte e latticini, e possono quindi avere delle carenze, ma la situazione più grave è quella dei vegani, che rifiutano anche gli alimenti di origine animale. In gravidanza il fabbisogno di vitamina B12 aumenta ed è importante per garantire l’adeguato sviluppo cerebrale del bambino. Riportiamo qui i pareri medici espressi a febbraio 2018 dagli esperti dell’ospedale Bambino Gesù di Roma e dell’Ospedale Meyer di Firenze.
Carlo Dionisi Vici, responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Patologia Metabolica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, ha dichiarato: “la vitamina B12, o cobalamina, è contenuta negli alimenti di origine animale, ha un importante ruolo nello sviluppo del sistema nervoso centrale e il suo fabbisogno aumenta in gravidanza. Se la madre non ne assume abbastanza, o peggio non ne assume affatto, può creare al neonato danni neurologici già in utero, che proseguono e peggiorano nei mesi successivi, con l’allattamento. Il deficit materno di vitamina B12 oggi colpisce circa un neonato su 4mila, conta quindi più di 100 casi l’anno in Italia, che non sono affatto pochi. Questa condizione può essere provocata da una particolare forma di gastrite, la gastrite atrofica, che ostacola l’assorbimento della vitamina, o più spesso si riscontra nei figli degli immigrati provenienti da Paesi asiatici come il Pakistan, il Bangladesh o l’India, che per tradizione hanno una dieta prevalentemente vegetariana. Quello che sempre più frequentemente stiamo osservando è la scelta di molte donne italiane di seguire la dieta vegana, che abolisce completamente l’assunzione di carne, pesce, uova e latte anche in gravidanza, senza mettere in conto i possibili pericoli che fanno correre ai loro bambini. I bambini che alla nascita mostrano carenza di B12 non danno segni di danni neurologici in atto, ma sono in aumento i bimbi tra i 6 mesi e l’anno e mezzo di età che vengono ricoverati per un ritardo dello sviluppo, per esempio hanno difficoltà a stare seduti, e per anemia grave. Negli ultimi tre anni al Bambino Gesù ne abbiamo avuti 3-4 casi, nei vent’anni precedenti ce n’era stato uno solo. Questi pazienti non erano stati sottoposti allo screening neonatale esteso, che è obbligatorio da poco tempo. Nel 2016 lo screening è stato fatto su 270mila bambini, ovvero la metà della popolazione neonatale italiana, e sono stati trovati 126 casi di difetto di B12 di origine materna. Questo può essere dovuto a due motivi: la carenza di B12 per dieta vegetariana e vegana non supplementata con la B12 o la gastrite atrofica della mamma. Quest’ultima però è abbastanza rara; 2 casi su 10, gli altri 8 sono legati alla dieta veg. Il rischio di danni neurologici nel bambino è molto alto, tanto più se la B12 – già carente in gravidanza – non arriva neppure con il latte materno e lo svezzamento. I primi mesi di vita del bambino sono importantissimi per lo sviluppo neurologico, se manca la B12 il rischio è quello di lesioni cerebrali permanenti e irreversibili. Per questi motivi abbiamo chiesto al Ministero della Salute di avviare una campagna perché nelle donne incinte vengano monitorati (ed eventualmente supplementati) i livelli di vitamina B12, così come si fa da anni con l’acido folico per prevenire possibili difetti del tubo neurale nel bambino, come la spina bifida. Una donna incinta deve sapere che le serve una quantità doppia di B12, dato che deve ‘condividerla’ con il suo bambino“.
Giancarlo la Marca, presidente di Simmesn (Società italiana per lo studio delle Malattie Metaboliche Ereditarie e lo Screening Neonatale) e direttore del Laboratorio Screening Neonatale Allargato dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Meyer di Firenze, ha dichiarato: “i mezzi di comunicazione e quelli istituzionali dovrebbero segnalare subito e con forza la pericolosità di una dieta vegetariana o vegana in gravidanza. Le madri carenti di questa vitamina nella loro alimentazione devono assumere degli integratori durante la gravidanza e l’allattamento perché i loro figli sono gravemente a rischio di malattia. Il deficit materno di vitamina B12, che può portare a danni anche gravi nel bimbo appena nato, potenzialmente può essere identificato attraverso lo screening neonatale, ma per esso non c’è indicazione di legge“.
E Andrea Vania, Professore di Nutrizione Pediatrica all’Università La Sapienza di Roma, ha dichiarato: “per un corretto sviluppo del bimbo le diete latto-ovo-vegetariane e vegane sono inadeguate, soprattutto considerando l’ambito neurologico, psicologico e quello motorio“.