I Distretti del cibo sono uno strumento e un modello per valorizzare l’agroalimentare italiano che il Mipaaf sta cercando di promuovere ed estendere.
Il 22 gennaio 2018 il Mipaaf – Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha reso noto che sono stati stanziati – a sostegno del progetto Distretti del cibo – 5 milioni di euro per il 2018 e 10 milioni a decorrere dal 2019. Possono ottenere il riconoscimento di Distretti del cibo: distretti rurali e agroalimentari di qualità; distretti localizzati in aree urbane o periurbane caratterizzati da una significativa presenza di attività agricole volte alla riqualificazione ambientale e sociale delle aree; distretti caratterizzati dall’integrazione fra attività agricole e attività di prossimità; distretti biologici.
Il riconoscimento passa attraverso le Regioni e le Province autonome, che riconoscono un territorio come Distretto del cibo e lo comunicano al Mipaaf, che provvede poi a inserirlo in un apposito Registro nazionale dei Distretti del Cibo. Il territorio che è riconosciuto come tale ottiene vantaggi in termini di sinergie e network, possibilità di ottenere finanziamenti e acquisizione di un maggiore appeal anche in termini turistici. Il modello dei Distretti del cibo è un tentativo di estendere e di istituzionalizzare quei casi di distretti rurali già sorti in Italia, come il Distretto rurale della Maremma (nato su impulso della Provincia di Grosseto nel 1996), il Bio-distretto dell’agricoltura sociale di Bergamo (creato nel 2016), il Consorzio distretto agricolo di Milano – Dam (nato nel 2011), e il Distretto agricolo bassa bergamasca – Dabb (accreditato da Regione Lombardia nel 2012).
Il ministro Maurizio Martina ha spiegato in questi termini il progetto Distretti del cibo: “c’è bisogno di un salto di qualità nella gestione delle politiche del cibo per far sviluppare ancora di più i nostri territori. Per questo abbiamo voluto con forza uno strumento di programmazione e progettazione territoriale come i Distretti del cibo. L’esperienza dei distretti va rilanciata e rafforzata, perché a tutela delle imprese agricole vanno costruiti rapporti più stretti nelle filiere e servizi che guardino a tutto il territorio nel suo complesso. Vuol dire mettere insieme imprese, cittadini, associazioni, istituzioni per realizzare obiettivi comuni. È una scelta innovativa, che consente al nostro Paese di guardare allo sviluppo locale e alla tutela del paesaggio con un approccio nuovo. Penso al tema del rapporto tra città e agricoltura, alla più stretta collaborazione tra realtà agricole e attività di prossimità, a partire dai mercati contadini, dall’integrazione col turismo fino ai distretti del biologico, dove la sostenibilità diventa leva di competitività anche fuori dai confini strettamente agricoli. Per la prima volta facciamo una scelta di sostegno chiara, con risorse certe e pluriennali, che aiuteranno lo sviluppo dei progetti. Nell’anno nazionale del cibo italiano e dopo Expo, mettiamo un altro tassello centrale per dare forza al Made in Italy agroalimentare“.
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