La vendemmia 2017 in Italia – secondo i primi dati di Assoenologi – è tra le peggiori del dopoguerra, con un calo della produzione di vino e mosto del 25% rispetto al 2016.
Le previsioni di Assoenologi indicano per il 2017 una produzione di vino e mosto in Italia pari a circa 41,1 milioni di ettolitri, inferiore di 13 milioni di ettolitri rispetto al 2016 (-25%). Guardando nel dettaglio alle diverse regioni, i dati peggiori si registrano in Lazio e Umbria (-40%), in Sicilia (-35%), in Toscana, Puglia, Abruzzo, Molise, Liguria, Basilicata, Calabria e Valle d’Aosta (-30%). Nelle Marche e in Lombardia il calo è nella media (-25%), in Sardegna è sotto la media (-20%), come anche in Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Veneto (-15%), e in Trentino Alto Adige (-10%). Bene invece la Campania, che in controtendenza cresce del 5% in quantità nelle vendemmia 2017.
Le vendemmie peggiori dal dopoguerra a oggi, dunque negli ultimi settant’anni, sono: la vendemmia del 1947, con 36,4 milioni di ettolitri; la vendemmia del 1948 con 40,4 milioni di ettolitri; le vendemmie del 1949 e del 1950 con 41 milioni di ettolitri; le vendemmie del 2012 e del 2017 con 41,1 milioni di ettolitri. La Coldiretti ha commentato il calo della produzione di vino nel 2017 in questi termini: “la vendemmia del 2017, per effetto del caldo e della siccità, si classifica come la più precoce dell’ultimo decennio. Con un anticipo di circa dieci giorni rispetto allo scorso anno, è dunque in forte calo per il bizzarro andamento climatico, con un inverno asciutto e più mite e un precoce germogliamento della vite, che ha favorito danni da gelate tardive, ma anche siccità persistente e episodi localizzati di grandinate“. Si parla naturalmente di un calo nelle quantità prodotte, che non ha nulla a che vedere con la qualità del vino, e che sul piano commerciale potrebbe determinare un aumento dei prezzi con conseguente aumento in valore dell’export (la stima di Assoenologi è +6,3% rispetto al 2016).
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