Scandalo uova al fipronil: che cosa è successo? Quali rischi ci sono per la salute? E in che misura è coinvolta l’Italia?
Qui su Universofood abbiamo sempre seguito gli scandali alimentari che hanno interessato l’Europa negli ultimi anni. Gli allarmismi alimentari partono sempre da fatti concreti ma tendono poi a tradursi in psicosi ingiustificate che portano a una contrazione dei consumi con danni economici per le aziende del settore (è stato così – per esempio – nei casi mucca pazza, mozzarelle blu, carne alla diossina, latte alla melanina, aviaria, batterio killer Escherichia Coli, carne di cavallo, carne rossa ‘cancerogena’). E’ molto importante, dunque, che i fatti vengano raccontati nel modo corretto, senza pericolose enfasi mediatiche.
Lo scandalo dell’estate 2017 è quello delle uova al fipronil, con annessa diffusione di una paura eccessiva relativa al consumo di uova e derivati. Che cosa è successo? Il fipronil (nome scientifico fluocianobenpirazolo) è un insetticida, usato contro pulci, zecche e parassiti. Si è scoperto che in alcuni allevamenti olandesi e belgi la sostanza – che essendo tossica per l’uomo in base a una legge Ue non potrebbe essere utilizzata negli stabilimenti dove vengono allevati animali destinati alla catena alimentare – è stata invece utilizzata a scopi di disinfestazione dei locali e ha contaminato accidentalmente le uova. Da questo primo focolaio le uova contaminate si sono diffuse e ad oggi si è arrivati alla temporanea sospensione dell’attività per 195 aziende olandesi, 86 aziende in Belgio, 5 in Francia e 4 in Germania, e sono stati effettuati controlli in ambito Gdo in tutti i Paesi che hanno importato uova provenienti all’origine della filiera da Olanda e Belgio (Italia, Svezia, Regno Unito, Austria, Irlanda, Lussemburgo, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Danimarca, Svizzera, Hong Kong). Anche l’Italia dunque è coinvolta, e tre lotti di derivati da uova (uno a Bologna e due a Parma) sono stati messi sotto sequestro.
Che rischi ci sono per la salute umana? Il grave problema nel caso in questione è dato dal fatto che il fipronil è termostabile, e dunque non viene alterato dalla cottura e si ritrova anche nei prodotti derivati dalle uova o che contengono uova (pasta, pane, prodotti dolciari). Il ministro Lorenzin ha rassicurato gli italiani dicendo che non ci sono rischi nel nostro Paese, ma in realtà è molto difficile escludere la presenza di fipronil in prodotti venduti sul mercato italiano dato che – come ha precisato la Coldiretti – nei soli primi cinque mesi del 2017 sono stati importati in Italia 610mila chili di uova di gallina dai Paesi Bassi e circa 648mila chili di derivati da uova olandesi. A tranquillizzare è però un altro aspetto: il fipronil è classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “moderatamente tossico”, nel senso che può creare all’uomo soltanto danni circoscritti e sempre reversibili, come dolori addominali, nausea, vomito, tremori alle mani, sonnolenza, e nei casi più gravi problemi alla tiroide e ai reni e convulsioni; i problemi insorgono in ogni caso soltanto se l’assunzione di fipronil supera un certo livello, quantificato dalle autorità sanitarie in circa 0,01 mg per chilo corporeo, il che significa – posto che al momento la dose maggiore di fipronil riscontrata nelle uova contaminate è di 1,2 mg per chilo – che una persona adulta senza patologie e del peso medio di 70 chili può assumere senza intossicarsi l’equivalente giornaliero di poco più di mezzo chilo di uova contaminate in un giorno (0,7 mg di fipronil), ovvero circa sette uova. I problemi – comunque non gravi e non irreversibili (cessando l’esposizione al fipronil cessa anche l’effetto) – potrebbero esserci invece per bambini e anziani, più vulnerabili agli effetti tossicologici della sostanza, e anche – naturalmente – per soggetti già affetti da gravi patologie.