Soprattutto nel periodo estivo si moltiplicano in ogni comune italiano feste e sagre di ogni genere. Un fenomeno molto apprezzato dagli italiani ma che secondo le stime della Fipe determina un’elusione fiscale che fa perdere ogni anno all’Erario circa 710 milioni di euro, tra imposte dirette e contributi.
Abbiamo parlato più volte qui su Universofood (in particolare qui, qui, qui e qui) della battaglia che la Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi porta avanti da anni contro feste e sagre e in difesa di bar e ristoranti. Già di per sé feste pubbliche e sagre sono sottoposte a regole meno stringenti e a costi fiscali meno onerosi rispetto a bar e ristoranti, e questo può costituire un serio problema per gli esercizi commerciali, soprattutto nel periodo estivo e soprattutto nelle località turistiche. Secondo i dati diffusi dalla Fipe ogni anno in Italia ci sono circa 42.000 sagre, il 34% delle quali si svolge ad agosto, il 25,6% a luglio e il 17,4% a giugno. Il 45,2% delle sagre dura tra i cinque e i dieci giorni, e il 17,6% si prolunga addirittura oltre i dieci giorni. È chiaro che per chi ha un’attività di bar o trattoria in località dove si lavora soprattutto d’estate, la concorrenza – legale ma di fatto a costi burocratici e fiscali molto più bassi – da parte delle associazioni che somministrano cibi e bevande all’interno di feste pubbliche e sagre può costituire un serio problema.
Poi c’è un ulteriore fenomeno denunciato dalla Fipe, che è quello delle sagre e feste pubbliche che eludono il fisco e non sono sottoposte ai dovuti vincoli di legge. Si parla di circa 27.300 sagre, e di oltre 153.000 circoli ricreativi non riconosciuti o che non rispettano le regole nella somministrazione di cibi e bevande (pranzi e cene in falsi agriturismi, feste in circoli ricreativi, sportivi o culturali). Secondo la Fipe complessivamente parliamo di fatturati legati alla somministrazione pubblica di cibi e bevande senza rispetto dei dovuti vincoli di legge che ammontano a una cifra di circa 5,2 miliardi di euro, di cui 1,7 miliardi generati dai “ristoranti in agriturismo”, 1,6 dai bar e ristoranti presenti nei circoli culturali, 1,3 da quelli presenti nei circoli sportivi e ricreativi, 558 milioni e 968mila dalle sagre. L’elusione fiscale, nel complesso, ammonta – tra imposte dirette e indirette – a 710 milioni.
Questo il commento del presidente della Fipe Lino Stoppani: “sono numeri davvero impressionanti. Il proliferare incontrollato di queste attività e in particolare delle cosiddette finte sagre, che non promuovono prodotti tipici e non hanno legami con il territorio di riferimento, è un grave danno per l’erario e per tutti quei bar e ristoranti che operano nel pieno rispetto della legalità dando i propri servizi ogni giorno e non solo quando è più conveniente. Auspichiamo che almeno sul tema della regolamentazione e del contrasto dei finti circoli privati il D.Lgs. di riforma del terzo settore, ora all’esame delle Camere, possa dare un importante contributo di chiarezza. Parlando delle sagre: non siamo contrari a queste manifestazioni, a patto che le istituzioni diano priorità a quegli eventi enogastronomici con una riconosciuta valenza di tradizione coinvolgendo anzitutto gli operatori del territorio, ad esempio con la possibilità di creare partnership con i ristoranti della zona per proporre menù tipici ad hoc. Un esempio virtuoso in questa direzione è sicuramente rappresentato dalla legge della Regione Lombardia per il commercio su aree pubbliche e sagre, che prevede l’invio ai Comuni di linee guida per riconoscere le sagre “autentiche” e che introduce un calendario annuale delle manifestazioni con multe per chi opererà senza esservi stato inserito. Un modello che auspichiamo di veder replicato presto altrove”.
Probabilmente a lamentarsi sono gli stessi ristoratori che sono arrivati a far pagare la CocaCola (alla spina…)7,50 euro al litro, il vino di medio-bassa qualità 13 euro la bottiglia, una salsiccia di maiale 10 euro, patate fritte 3,50 euro, gnocchi 9,50,.
Preso dal listino online di una sagra a caso:
Bibite 2 euro ( 33cl)
Vino 5,50 euro la bottiglia
Salsiccia 4 euro
Gnocchi 4 euro
Patate fritte 2 euro
Una famiglia di 4 persone per una cena “tranquilla” al ristorante spende non meno di 120 euro, l’equivalente della spesa al supermercato per una settimana. Alla sagra spenderebbe la metà.
Quindi l’allegra famiglia che vuole cenare fuori per una volta va alla sagra, non certo a farsi spennare al ristorante.
Chi è causa del proprio male pianga se stesso.
Listini: sagra di godia 2016 e Ristorante La Mandria, cliccati a caso dopo una ricerca su google.