Agromafie 2017: il volume d’affari della criminalità organizzata italiana nell’agroalimentare è cresciuto del 30% nell’ultimo anno, salendo a 21,8 miliardi.
Abbiamo parlato di recente qui su Universofood della nuova legge contro il caporalato, fenomeno di sfruttamento lavorativo spesso contiguo al mondo della criminalità organizzata nel Sud Italia. Ma le mafie agiscono a 360 gradi nella filiera agroalimentare, con un volume d’affari complessivo stimato in 21,8 miliardi di euro, in crescita del 30% nell’ultimo anno (confronto 2016 / 2015). Questi sono i dati del Rapporto Agromafie 2017, elaborato dall’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e nel sistema agroalimentare, fondazione creata nel 2014 dalla Coldiretti con Eurispes e con il magistrato Giancarlo Caselli. E nel Rapporto si precisa che la cifra di 21,8 miliardi va considerata per difetto, perché è molto difficile stimare i proventi mafiosi derivanti da operazioni estero su estero, o legati a complesse operazioni finanziarie.
Come viene spiegato nel Rapporto, le mafie oggi in Italia intervengono lungo tutta la filiera agroalimentare. Innanzitutto nei campi, a monte della produzione, con il caporalato, con un forte condizionamento dei prezzi dei raccolti, con i pascoli abusivi, e con abigeato, furti di trattori e prodotti, usura, racket e danneggiamenti ai danni di aziende agricole. Nelle fasi intermedie della filiera le mafie intervengono nella gestione dei trasporti di cibi e bevande e nello smistamento, nella creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian Sounding, e nella creazione di reti di smercio al minuto. Infine c’è la fase della vendita al dettaglio, con le mafie che sono in grado di controllare negozi, supermercati e ristoranti. Quello della ristorazione è in particolare un settore molto “apprezzato” dai mafiosi, che possono in questo modo reinvestire e riciclare denaro sporco, contando su un’importante disponibilità di liquidità che dà grandi vantaggi rispetto ai concorrenti. Secondo il Rapporto 2017 sulle agromafie sono ad oggi oltre 5.000 i ristoranti italiani controllati dalle mafie.
Questo il commento del presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo: “le agromafie vanno contrastate nei terreni agricoli, nelle segrete stanze in cui si determinano in prezzi, nell’opacità della burocrazia, nella fase della distribuzione di prodotti che percorrono centinaia e migliaia di chilometri prima di giungere al consumatore finale, ma soprattutto con la trasparenza e l’informazione dei cittadini, che devono poter conoscere la storia del prodotto che arriva nel piatto. Per l’alimentare occorre vigilare in particolare sul sottocosto e sui cibi low cost”.