Nel 2016, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat, le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani sono cresciute del 3% rispetto al 2015, toccando la cifra di 38 miliardi di euro.
Abbiamo visto nei giorni scorsi qui su Universofood i dati relativi alla spesa alimentare sul mercato interno italiano nel 2016, anno in cui le vendite di cibi e bevande nel nostro Paese sono scese dell’1,2% rispetto all’anno precedente. È dunque preoccupante la situazione sul fronte dei consumi interni, mentre va meglio sul fronte dell’export. Il 7 febbraio 2017 la Coldiretti ha diffuso le proiezioni su dati Istat relative alle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani nell’intero 2016, in confronto con il 2015.
Complessivamente (nel 2016 rispetto al 2015) l’export alimentare italiano è cresciuto in valore del 3%, toccando quota 38 miliardi di euro (tre quarti dei quali all’interno del mercato Ue). I comparti con la crescita percentuale più significativa sono – nell’ordine: i salumi (+8% di export), i formaggi (+7%), l’olio di oliva (+6%), l’ortofrutta fresca (+4%), e il vino (+3%). I salumi italiani raggiungono risultati significativi soprattutto negli Stati Uniti (+19%), i formaggi in Cina (+34%), il vino in Australia (+14%). Da sottolineare è anche l’exploit delle birre italiane nei Paesi del Nord Europa (+31% in Irlanda, +7% in Svezia, +6% in Germania, +3% in Gran Bretagna).
Secondo il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo “la crescita dell’export nel 2016 è indicativa delle enormi potenzialità che ha l’agroalimentare italiano, un settore che può trainare la ripresa dell’intero Made in Italy. Ma l’andamento dei nostri prodotti sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare se ci fosse una più efficace tutela nei confronti dell’Italian Sounding e della ‘agropirateria’ internazionale, che fattura oltre 60 miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. All’estero sono falsi quasi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono i formaggi a denominazione di origine Dop a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, ma anche il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino Romano, l’Asiago o la Fontina. Poi ci sono i nostri salumi più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, che spesso ‘clonati’, ma anche gli extravergini di oliva, le conserve e gli ortofrutticoli come il pomodoro San Marzano“.