Per il 2016/2017 c’è un crollo del 38% nella produzione di olio di oliva in Italia, con effetti inevitabili sui prezzi. L’Italia resta comunque il secondo produttore mondiale.
Sulle caratteristiche e sulle criticità della filiera dell’olio in Italia abbiamo scritto molte volte qui su Universofood, dal recente piano olivicolo nazionale ai problemi dell’olio tunisino senza dazi, dell’emergenza Xylella, della crescita dell’import, del falso Made in Italy e della difficoltà a implementare efficaci sistemi antifrode. L’Italia resta comunque – dopo la Spagna – il secondo produttoire mondiale di olio, con il più vasto patrimonio di varietà di ulivo al mondo (395) e con una filiera che conta (dati Mipaaf) circa 900.000 aziende, per un volume d’affari intorno ai 3,2 miliardi di euro (il 3% del fatturato complessivo dell’industria agroalimentare).
I primi dati Ismea – Unaprol per il 2016 / 2017 (dati presentati il 29 settembre 2016 in occasione della Giornata Nazionale dell’Extravergine Italiano, al Mandela Forum di Firenze) segnalano però un calo del 38% nella produzione di olio di oliva in Italia, che si assesta sui 298 milioni di chili, valori prossimo ai minimi storici. La flessione dell’Italia si inserisce nel contesto di una produzione mondiale che è a sua volta in ribasso – ma solo del -9% (per un totale di 2,785 miliardi di chili), e tra gli grandi Paesi produttori soltanto alcuni hanno una contrazione della produzione, e in ogni caso percentualmente inferiore al dato italiano: la Grecia si ferma a 240 milioni di chili, con un -20% rispetto allo scorso anno; in Tunisia il calo è del -21%, con 110 milioni di chili; in Spagna (Paese primo produttore di olio, con 1.400 milioni di chili) la produzione rimane sostanzialmente invariata (0%), mentre in Turchia cresce (+33%, per un totale di 190 milioni di chili).
La contrazione della produzione italiana di olio interessa soprattutto il Mezzogiorno (-39%) e il Centro Italia (-29%), mentre nel Nord il calo è soltanto del -10%. Le prime regioni produttrici restano comunque quelle del Sud, con la Puglia al primo posto, la Calabria al secondo e la Sicilia al terzo posto. Una conseguenza del calo di produzione è ovviamente l’aumento dei prezzi dell’olio Made in Italy. Nell’ultima settimana i prezzi alla borsa merci di Bari per l’extravergine sono già cresciuti del 14% rispetto all’inizio dell’anno, e chi nei prossimi mesi vorrà acquistare un vero extravergine italiano dovrà spendere qualcosa in più rispetto all’anno scorso.