Guai con il fisco per Joe Bastianich: la Procura di Udine sta indagando sul ristorante Orsone di Cividale del Friuli, che veniva spacciato per agriturismo.
Il popolare giudice di Masterchef Joe Bastianich, tycoon della ristorazione con 25 ristoranti di proprietà e 15 milioni di dollari all’anno di guadagni netti, annovera tra le sue “creature” il ristorante Orsone di Cividale del Friuli, locale inaugurato nel 2013 e segnalato dalla guida Michelin. Il pm della Procura di Udine Claudia Danelon sta indagando su due rappresentanti legali della società Bastianich srl (Valter Scarbolo e Claudio Rizzi), che sono accusati di falso ideologico, e su due funzionari dell’Ersa – Agenzia regionale per lo sviluppo rurale Marina Boscaro e Mauro Compassi), che sono accusati di omissione d’atti d’ufficio. Joe Bastianich – hanno fatto sapere gli inquirenti – “al momento non è indagato perché la società risulta far capo a un trust”.
Nel periodo compreso tra il 6 agosto 2013 (data di apertura del ristorante) e il primo aprile 2015 l’Orsone è stato registrato non come ristorante ma come agriturismo, secondo la Procura di Udine impropriamente e per ottenere indebiti vantaggi fiscali, con un risparmio di circa un milione di euro. Valter Scarbolo della Bastianich srl avrebbe dichiarato il falso alla Camera di Commercio, attestando la sussistenza dei requisiti di legge per svolgere attività agrituristica, e lo stesso reato avrebbe commesso Claudio Rizzi della Bastianich srl nei confronti del Comune di Cividale. Mentre Ersa Marina Boscaro e Mauro Compassi dell’Ersa (cui compete la vigilanza sulle aziende agrituristiche) sono accusate di omissione di atti d’ufficio, non avendo segnalato per l’Orsone l’assenza dei requisiti per la qualifica di agriturismo.
L’avvocato Maurizio Miculan, per conto della Bastianich srl, respinge però tutte le accuse e spiega la situazione in questi termini: “nel momento storico in cui sono state presentate le richieste di autorizzazione esistevano i presupposti per svolgere attività di agriturismo. Poi, considerato il flusso di clientela, la società ha ritenuto di avere raggiunto i criteri per passare ad attività commerciale e ha chiesto le relative autorizzazioni. La pratica si è conclusa soltanto nel 2015 per una serie di intoppi burocratici non certo imputabili alla società. Ad ogni buon conto tutte le imposte previste dalla legge sono state versate e per questo siamo pienamente convinti di poter dimostrare l’assoluta infondatezza delle accuse, anche attraverso il contraddittorio leale e sereno che avremo con la Procura”.