Dopo quindici anni il Giappone toglie l’embargo sulla carne bovina italiana, che era stato introdotto nel 2001 per il rischio Bse – “Mucca pazza”. Si riapre un mercato importante per le aziende italiane.
L’emergenza “Mucca Pazza” (Bse – Bovine Spongiform Encephalopathy) scoppia in Europa alla metà degli anni Novanta e assume dimensioni tali da spingere l’Unione Europea a intervenire nel 2001, anno in cui viene emanato (il 22 maggio) il Regolamento Comunitario 999/2001, la più importante normativa europea in materia, che tra le altre cose ha vietato la vendita di diversi grandi classici della cucina italiana a base di carne bovina, come la pajata, la fiorentina e la cervella. Negli anni successivi i casi di Bse sono diventati sempre più rari, fino a tendere allo zero. C’è stato nel marzo del 2016 un caso isolato di Mucca Pazza in Francia, ma in Italia l’ultimo caso è stato nel 2009, e si parla ovviamente di una patologia che ha colpito l’animale e non l’uomo: i casi accertati di Bse nell’uomo in Europa sono solo 122 in tutta la storia (cioè negli ultimi vent’anni), e solo uno in Italia. Oggi l’Italia è saldamente nel novero dei Paesi con la qualifica sanitaria migliore per la Bse (“rischio trascurabile”), è tornata in commercio la fiorentina nel 2008, e nel 2015 è tornata in commercio anche la pajata (ma non la cervella).
Ora – a maggio 2016 – cadono anche le ultime barriere sul fronte delle esportazioni di carne bovina europea. Il Giappone ai tempi dell’emergenza Bse (nel 2001) non si era limitato a vietare pajata, fiorentina e cervella, ma aveva bloccato completamente gli arrivi di carne bovina dall’Europa. Un embargo che è durato addirittura quindici anni, e che viene ora revocato per la carne bovina italiana, dopo un’analoga decisione presa da Tokyo per le carni bovine francesi, irlandesi, olandesi, portoghesi, danesi e svedesi.
Dopo quindici anni si riapre dunque per le aziende italiane un mercato molto interessante. Il Ministro Maurizio Martina ha commentato in questi termini la notizia: “finalmente le nostre carni potranno arrivare in Giappone dopo 15 anni. Un risultato raggiunto grazie al costante lavoro diplomatico che abbiamo portato avanti insieme al Ministero della Salute in questi mesi, anche durante Expo e finalizzato anche nell’ultimo G7 proprio in Giappone. Ringrazio il Ministro Lorenzin per l’impegno e la Commissione europea che ha dato supporto in questa importante operazione. In particolare, in questa fase complicata per la zootecnia, l’apertura di nuovi mercati può dare un contributo a difendere il reddito degli allevatori”.