Uno studio della Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi, diffuso in occasione di Vinitaly 2016, delinea il quadro dei consumi di vino fuoricasa in Italia nell’ultimo anno.
Il primo dato che emerge dallo studio della Fipe è l’importanza decisiva di ristoranti e bar nella filiera del vino, soprattutto per i vini di alto livello: il 70% delle vendite delle grandi etichette passa dai pubblici esercizi. In materia di vini gli italiani si rivelano grandi estimatori ma poco preparati: l’85% degli italiani non è esperto di vini (il 47,6% si ritiene “per nulla” esperto, il 37,3% si ritiene “poco” esperto, mentre soltanto il 13,3% si considera “abbastanza” esperto e l’1,6% “molto” esperto). È decisivo dunque il ruolo di intermediazione del ristoratore o del barista: l’85% degli italiani sceglie quale vino prendere basandosi in primo luogo sui consigli del ristoratore o del sommelier, e a seguire – tra i criteri per la scelta – ci sono il rapporto qualità / prezzo (è un criterio importante per il 73% degli italiani), la notorietà del produttore (53%), la notorietà del vino (34%), il passaparola (28%), la promozione di un certo vino in occasioni di manifestazioni ed eventi (24%), i consigli delle guide e delle riviste di settore (8%), la segnalazione di un vino sui mass media – web, televisione, giornali e riviste (8%), il marketing delle case vinicole (8%).
Sul piano delle vendite, nell’ultimo anno (2015) il quadro è sostanzialmente positivo: nel 52% dei ristoranti italiani i consumi di vino sono rimasti stabili, nel 25% sono aumentati, nel 23% sono scesi. Guardando ai trend di consumo per tipologia di vino, i numeri più interessanti riguardano i vini regionali e locali (consumi in crescita nel 55,2% dei ristoranti) e gli spumanti (48,3%), mentre sono in forte calo i vini rosati (consumi in contrazione nel 43,4% dei ristoranti) e i vini dolci (43,1%), e non piace più agli italiani il vino sfuso (in flessione per il 66,7% dei ristoratori).
Quali sono le nuove tendenze? I ristoranti puntano molto per il futuro sul vino in calice (andrà a crescere per il 94% dei ristoratori italiani) e sulle etichette regionali e locali (94,5%), e riscuotono un crescente interesse anche i vini a Denominazione (74,8%), i vini biologici (60,9%), i vini a basso contenuto di solfiti (67,5%), e la doggy bag per portare a casa il vino avanzato (55,7%).
Secondo il Presidente di Fipe Lino Enrico Stoppani “dall’indagine vengono a delinearsi alcuni trend significativi. Innanzitutto emerge una crescente preferenza per le etichette nazionali e territoriali, filosofia che viene prediletta anche dai ristoratori, con carte del vino meno articolate e maggiormente improntate a proposte locali. Il consumatore italiano dichiara di conoscere poco il mondo dell’enologia, ma si dimostra particolarmente attento alla qualità, affidandosi ai consigli del personale di sala o del sommelier. Il ristorante si dimostra a questo proposito determinante nell’orientare i consumi, soprattutto per quanto concerne le etichette di maggior prestigio. Gli italiani dimostrano di apprezzare sempre più il fuoricasa quale contesto ideale per trascorrere parte del proprio tempo libero privilegiando consumi di qualità, e dopo anni con segno negativo la flessione nella scelta del vino al ristorante si è arrestata”.
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