I dati sull’export vinicolo per il 2015 confermano un trend ormai consolidato: l’Italia è il Paese leader nell’esportazione di vini in quantità, la Francia è leader in valore.
Abbiamo fatto di recente qui su Universofood un confronto tra Italia e Francia nell’export degli spumanti, scoprendo che gli spumanti italiani sono i più bevuti nel mondo (2,7 milioni di ettolitri esportati nel 2015, contro gli 1,8 milioni della Francia), ma i più costosi spumanti francesi hanno raggiunto nel 2015 un export di 3 miliardi contro i “soli” 990 milioni dell’Italia. Guardando all’export dei vini nel suo complesso, e basandosi sugli ultimi dati Wine Monitor – Nomisma, si scopre una situazione che conferma in sostanza il trend già osservato per gli spumanti: l’Italia esporta più vino in quantità, la Francia ne esporta di più in valore.
Nel 2015 (dati Wine Monitor – Nomisma) l’Italia ha esportato 20 milioni di ettolitri di vino, per un valore di 5,5 miliardi di euro, con una crescita del 7% rispetto al 2014. Nel 2015 la Francia ha esportato 14,1 milioni di ettolitri di vino per un valore di 8,3 miliardi di euro. L’Italia batte dunque la Francia sul fronte delle quantità esportate (esportiamo il 41% in più di vino rispetto ai francesi), mentre la Francia batte l’Italia sul fronte del valore del vino esportato (il 54% in più).
Il divario nel valore è legato ovviamente al ben diverso prezzo medio: i vini francesi sono esportati mediamente al prezzo di 5,84 euro al litro, contro i 2,67 euro al litro dei vini italiani. Se facciamo il confronto tra gli Champagne e i nostri spumanti la differenza di prezzo medio diventa addirittura di 16,87 euro al litro contro 3,52 euro. Per quanto riguarda i vini fermi imbottigliati la differenza è naturalmente meno pronunciata (4,92 euro al litro contro 3,28 euro) ma è comunque significativa.
Ma attenzione: il divario in valore dell’export tra Italia e Francia è andato diminuendo – e non aumentando – negli ultimi anni. Il responsabile Wine Monitor – Nomisma Denis Pantini ha spiegato il punto in questi termini: “occorre sottolineare che fino a dieci anni il nostro distacco dalla Francia era molto più alto. Nel 2006, la differenza era pari al 96%, praticamente l’export francese valeva il doppio di quello italiano quando già allora esportavamo il 23% di quantità in più. Poi negli anni lo scarto si è ridotto, tanto che nel caso dei vini fermi questo divario è passato dal 42% al 25%, evidenziando sia un aumento dei volumi ma soprattutto una riqualificazione dei prodotti esportati. In effetti, oggi il nostro export vinicolo in quantità è composto per il 14% dagli sparkling, per il 61% dai vini fermi imbottigliati e per il rimanente 25% dagli sfusi. Dieci anni fa, il peso dei vini venduti in cisterna superava il 35%, mentre gli spumanti incidevano per appena il 6%. Il cambio di passo nelle strategie produttive e commerciali delle imprese italiane è stato evidente”.
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