È stato approvato giovedì 10 marzo dal Parlamento Europeo il nuovo accordo con la Tunisia che permette l’ingresso in Europa di 35.000 tonnellate aggiuntive di olio di oliva tunisino all’anno senza il pagamento di dazi. La norma vale solo per il prossimo biennio, ma migliaia di agricoltori italiani – guidati dalla Coldiretti – si sono riuniti a Catania per protestare.
La decisione, già data per certa a novembre 2015, ora è ufficiale: con 500 voti favorevoli, 107 contrari e 42 astensioni il Parlamento Europeo – in data 10 marzo – ha approvato la nuova legge Ue sull’olio tunisino. Che cosa cambia? A partire da un accordo tra Unione Europea e Tunisia firmato nel 1995 la Tunisia può esportare olio di oliva in Europa senza pagare dazi per un totale di 56.700 tonnellate. Ora la Ue prevede l’esenzione dai dazi per ulteriori 35.000 tonnellate di olio tunisino (per un totale dunque di oltre 90.000 tonnellate). Ma attenzione: la norma vale soltanto per i prossimi due anni, fino al 31 dicembre del 2017. Il senso è quello di aiutare economicamente la Tunisia in un periodo molto difficile per il Paese, con il crollo del turismo dopo gli attentati terroristici e con l’isis che vuole fare leva sulle difficoltà della popolazione per allargare i consensi.
In quest’ottica alcuni opinionisti in Italia hanno invitato ad acquistare l’olio tunisino, come Ugo Tramballi: “la Tunisia è l’unico paese arabo che ancora si può salvare dalla catastrofe; è il solo dove le Primavere non sono fallite, nel quale i Fratelli musulmani non hanno mestato ma collaborato onestamente. (…) Noi abbiamo il dovere morale di aiutare la Tunisia. E l’obbligo di aiutarla economicamente oggi, per non essere costretti a chiederci domani – come in Libia – se dobbiamo mandare i nostri ragazzi a combattere una guerra il cui risultato sarebbe incerto ma sicuramente sanguinoso. E’ esattamente per questo che la Ue ha deciso l’importazione di olio”. Ma opinioni di questo e in Italia e in Spagna – i primi due Paesi esportatori di olio di oliva al mondo – sono l’eccezione. Gli agricoltori italiani, guidati dalla Coldiretti, si sono riuniti a Catania il 10 marzo per protestare contro l’accordo tra Ue e Tunisia sull’olio, con la presenza anche del Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti.
Il problema è stato riassunto dal Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in questi termini: “il rischio,in un anno importante per la ripresa dell’olivicoltura nazionale, è il moltiplicarsi di frodi, con gli oli di oliva importati che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori italiani e dei consumatori. Un tema – quello delle frodi nella filiera dell’olio – che abbiamo affrontato molte volte qui su Universofood: l’Italia è il secondo Paese esportatore di olio di oliva al mondo dopo la Spagna ma è anche il primo Paese importatore, con le importazioni di olio che sono cresciute nel 2013, nel 2014 e nel 2015, con una crescita impressionante dell’import proprio dalla Tunisia; di recente sono stati sequestrati dai supermercati gli oli di sette tra i più importanti marchi di settore perché venivano venduti come extravergine ma non lo erano, e la prassi consolidata (come ampiamente dimostrato nel libro inchiesta “Extraverginità” di Tom Mueller, ripreso poi dal New York Times) è il mescolare oli di importazione (in arrivo prevalentemente da Tunisia, Grecia e Spagna) vendendo poi il prodotto con marchio e immagine italiani (e indicazione quasi invisibile in etichetta “miscela di oli comunitari” o “non comunitari”). In una situazione – peraltro – in cui i più importanti marchi oleari hanno mantenuto il nome italiano ma sono stati ceduti a investitori stranieri. Dato che le leggi italiane e le normative europee non vengono adeguatamente implementate e recenti sistemi antifrode come la “Tac dell’olio” sono ancora poco utilizzati, in un contesto in cui i produttori di vero olio di oliva Made in Italy (molto più costoso di quello tunisino) sono già stati messi a dura prova dal forte calo della produzione nel 2014 e dall’emergenza Xylella, i nuovi accordi tra Unione Europea e Tunisia favoriscono certamente il rischio di truffe, frodi e concorrenza sleale nella filiera dell’olio e danneggiano i produttori di olio 100% italiano. Resta da vedere – mettendo i diversi elementi sul piatto della bilancia – se si debba ritenere più “pesante” l’aiuto economico alla Tunisia in questo difficile frangente geopolitico nell’area mediterranea o la tutela dei produttori italiani e spagnoli. La scelta dell’Unione Europea – che ha sì aumentato l’olio tunisino importabile esente da dazi ma ha limitato la misura soltanto ai prossimi due anni – sembra essere un compromesso tra queste due istanze.
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