A riaccendere le polemiche su Expo ci pensa ancora una volta Il Fatto Quotidiano: il bilancio è in rosso, e il 2015 si chiude con un buco intorno ai 30 milioni.
Prima dell’inizio di Expo Milano 2015, nel corso della manifestazione e dopo la sua conclusione Il Fatto Quotidiano è stata la voce di tutti coloro che hanno “remato contro”. Dal punto di vista della qualità della proposta e dell’affluenza di pubblico le polemiche sono state tutto sommato deboli. Sugli ingressi sono stati messi in dubbio e corretti al ribasso i dati forniti da Giuseppe Sala, che ha poi risposto chiamando in causa un presunto problema di funzionamento dei tornelli, ma in ogni caso – al di là di una battaglia sui numeri che potrebbe continuare all’infinito – nessuno nega che Expo Milano 2015 abbia avuto un numero di visitatori perlomeno sullo stesso livello dell’Expo tedesco (Hannover 2000), e con numeri di spesa importanti anche per i visitatori italiani.
Diversa è la questione economica in senso stretto e contabile. Secondo gli dati presentati dal consiglio di amministrazione della società Expo Spa (verbale dell’assemblea dei soci di Expo spa del 9 febbraio 2016), e ripresi e diffusi da Il Fatto Quotidiano, il buco 2015 è di 32,6 milioni: 736,1 milioni di ricavi gestionali e 721,2 milioni di costi; se si aggiungono gli ammortamenti (-47,6), gli accantonamenti per il fondo rischi (-12,8), l’impatto opere (13,5) e le rettifiche di valore (-0,6), il totale è una perdita di 32,6 milioni ( 30,2 milioni se si conteggiano gli ultimi aggiornamenti sul recupero crediti).
Un buco dunque non clamoroso, ma certamente non si è raggiunto il pareggio di bilancio che era stato auspicato. E preoccupano non poco gli scenari del dopo Expo. Al di là dei progetti avveniristici di Matteo Renzi, al momento c’è un costo di gestione di circa 4 milioni mensili. Secondo i verbali dei soci di Expo Spa diffusi da Il Fatto Quotidiano “in considerazione delle spese strutturali previste nei primi mesi del 2016, è probabile una ricaduta nelle previsioni dell’articolo 2447 del codice civile durante il mese di marzo”. Ovvero: sta finendo la liquidità, e a marzo la società accumula probabilmente perdite superiori a un terzo del suo capitale, e in questi casi la legge impone l’abbattimento del capitale e il suo contemporaneo aumento per riportarlo al minimo legale, e cioè la società va ricapitalizzata o chiude. La sorte dovrebbe essere la chiusura della società (Expo Spa) e la vendita delle attività come ramo d’azienda alla società Arexpo Spa, che ha gli stessi soci (Comune di Milano, Regione Lombardia), ai quali dovrebbe aggiungersi poi il Ministero dell’Economia. La cifra da “sborsare” per il 2016 sarebbe di circa 38,8 milioni: 15,5 milioni verrebbero messi dal Ministero dell’Economia, 7,8 a testa dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano, 3,9 a testa dalla camera di Commercio e dalla Provincia di Milano.
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