Si chiama “Human Technopole. Italy 2040” l’ambizioso progetto per il dopo Expo lanciato da Matteo Renzi a Milano il 10 novembre: un grande centro di ricerca scientifica e tecnologica. Addirittura “il simbolo di un nuovo Umanesimo”, nelle roboanti parole del Premier.
Dopo il successo di Expo Milano 2015, si è posta da subito la domanda sul futuro di un’area di 1,1 milioni di metri quadrati. La gran parte del terreno su cui è sorto Expo sarà certamente vincolato – al netto delle aree che saranno lasciate verdi – ai progetti immobiliari che saranno sviluppati da Arexpo, la società proprietaria dei terreni che è partecipata da Regione Lombardia al 34,67%, Comune di Milano al 34,67%, Fondazione Fiera (27,66%), Città Metropolitana (2%) e Comune di Rho (1%). Ma c’è dell’altro: una parte dell’area Expo – pari a circa 70.000 metri quadrati – nelle intenzioni di Matteo Renzi sarà la sede di un nuovo grande centro di ricerca.
Anticipato dal Corriere della Sera e annunciato poi da Renzi a Milano il 10 novembre, il progetto ha già un nome: “Human Technopole. Italy 2040”. Il riferimento all’anno 2040 è un auspicio e un traguardo che viene posto: fare dell’Italia entro 25 anni il Paese leader mondiale nelle “Human Technologies”. Le aree di ricerca del polo proposto da Renzi sono cinque: tecnologie per il welfare e per fronteggiare l’invecchiamento; medicina di precisione, integrando la genomica e la Big data analysis per sconfiggere cancro e malattie neurodegenerative; tecnologie multidisciplinari per l’alimentazione, la nutrizione, l’agronomia; materiali sostenibili, nanotecnologie verdi, confezionamento del cibo, ciclo dell’acqua e gestione dei rifiuti; soluzioni innovative per preservare e valorizzare il patrimonio culturale e artistico dell’Italia.
“Human Technopole. Italy 2040” dovrebbe dunque occuparsi dei livelli più avanzati della ricerca scientifica e tecnologica, dalla nanomedicina alla genomica (mappatura dei geni per prevenire le malattie) alla robotica di supporto per la chirurgia e la riabilitazione fino alle ricerche a scopo ecologico, per esempio sulla plastica vegetale e la lotta all’inquinamento.
Il grande polo di ricerca sarà guidato dall’ Iit, l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova diretto dal fisico di fama mondiale Roberto Cingolani, e si avvarrà della collaborazione dell’Institute for International Interchange di Torino (diretto dal fisico Mario Rasetti) e della Edmund Mach Foundation di Trento (diretta dall’agronomo Andrea Segrè). Sono inoltre previste collaborazioni con: Università Statale di Milano, Politecnico di Milano, Assolombarda, European Molecular Biology Laboratory, Weizman Institute, Ibm, Google, Bayer, Dupont, St Microelectronics, Ferrero, Barilla, Crea, GlaxoSmithKline, Novartis, Nestlè, Unilever Syngenta, Fondazione Umberto Veronesi, Fondazione Benetton, Fondazione San Paolo, Fondazione Crt.
A “Human Technopole. Italy 2040” dovrebbero lavorare circa 1.600 persone: mille tra scienziati, ricercatori e tecnici, e 600 dottorandi. Il costo del progetto per le finanze pubbliche – al netto dunque di finanziamenti privati da parte di enti e aziende – è stato stimato dallo stesso Renzi in 150 milioni di euro all’anno, che dovranno essere versati dallo Stato italiano almeno per i prossimi dieci anni.
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