Venerdì 9 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale dell’Uovo, la Coldiretti e Assoavi hanno allestito a Expo una sorta di mostra delle uova, per celebrare un prodotto che si sta rivelando un vero e proprio alimento “anti-crisi”, con le vendite che in Italia sono in continua crescita.
In Italia (dati Coldiretti) sono allevate oltre 49 milioni di galline, e il fatturato della vendita di uova è di 1,5 miliardi di euro, con il 45% del prodotto che viene utilizzato per produrre pasta e dolci. Le uova sono un alimento low cost (costano in media 0,24 euro al pezzo), dunque oggi particolarmente apprezzato: nel 2014 la produzione nazionale di uova è arrivata a 12,6 miliardi di pezzi, e nel primo semestre del 2015 c’è stata un’importante crescita anche sul fronte delle esportazioni (+20%). Gli italiani consumano in media 218 uova all’anno (142 uova vere e proprie, il resto uova contenute in pasta, dolci, e altri prodotti), una quantità importante (13,8 chili) anche se inferiore alla media europea (14,2 chili a persona, con in testa la Danimarca e in coda il Portogallo). Ma la vendita di uova è in crescita anche sul mercato interno italiano, soprattutto nel comparto delle uova biologiche (+5,9% nel primo semestre 2015), che rappresenta il 9% dell’intera spesa Bio degli italiani.
Le uova commercialmente più importanti sono ovviamente quelle di gallina, che hanno il pregio di avere un sistema di etichettatura all’avanguardia (non a caso i parlamentari del M5S hanno chiesto di estendere il sistema di etichettatura delle uova anche agli altri prodotti alimentari): sulla confezione delle uova sono indicati sia il metodo di allevamento (0 biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie) sia la provenienza (Stato in cui le uova sono state deposte, codice Istat del Comune, sigla della Provincia, codice distintivo dell’allevatore).
Ma oltre alle uova di gallina – che sono le più importanti perché le galline ovaiole depongono in media ben 300 uova all’anno nei periodi di massima fertilità – nell’esposizione delle uova organizzata da Coldiretti e Assoavi a Expo sono state presentate anche le uova di specie commercialmente meno note: le uova di faraona (possono arrivare fino a 200 all’anno; sono più piccole, hanno un guscio molto duro e colore mattone chiaro, e sono ottime nelle insalate); le uova d’oca (hanno un alto contenuto lipidico e sapore e colore del tuorlo più intensi, e un uovo corrisponde in quantità a due uova di gallina); le uova di anatra germana (hanno guscio chiaro, hanno un alto contenuto in grassi e sostanze azotate, e sono molto utilizzate nella cucina cinese); le uova di anatra muta (sono deposte da ogni femmina in quantità variabile tra le 16 e le 48 all’anno, sono molto ricche di grassi e sostanze azotate, hanno un tuorlo più grande dell’albume e sono molto indicate per preparare la pasta fresca in casa); le uova di tacchina (più grandi e più grasse rispetto a quelle di gallina, sono antieconomiche e difficili da trovare sul mercato); le uova di pavone (di sapore lievemente dolciastro, apprezzate nell’antica Roma e presenti nella cena di Trimalcione di Petronio, sono antieconomiche perché le femmine ne depongono al massimo dodici all’anno); le uova di struzzo (possono arrivare a due chili e hanno una stazza da 8 a 10 volte superiore rispetto alle uova di gallina, sono molto digeribili e indicate per preparare le frittate); le uova di quaglia (hanno il guscio picchiettato di scuro, sono leggere e delicate, con meno colesterolo rispetto alle uova di galline); le uova di fagiana (hanno un elevato contenuto in acido oleico, e proprietà antipertensive e antiossidanti); le uova di piccione (sono piccole e di colore bianco, molto indicate nella preparazione delle crêpes, comuni e apprezzate nella cucina francese e nella cucina cinese).
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