È stata presentata il 24 settembre a Expo – nel padiglione della Coldiretti, la mostra “Dalla Preistoria alla Bibbia. I cibi più antichi”.
La mostra della Coldiretti è dedicata a prodotti agroalimentari relativamente “di nicchia” ma di antichissima tradizione, che sono stati salvati dagli agricoltori italiani e che negli ultimi anni stanno tornando sui mercati con un certo successo. Per esempio:
– LA MANNA
La conosciamo tutti per l’episodio biblico narrato nel Libro dell’Esodo, quando Dio soccorre gli Israeliti nel deserto, dopo la fuga dall’Egitto, proprio facendo scendere dal cielo la manna, che è un prodotto alimentare che viene estratto dal frassino. Ancora oggi in Sicilia ci sono coltivazioni di frassino da manna, e la manna è utilizzata e apprezzata come dolcificante per diabetici, in cure digramanti o per terapie disintossicanti.
– IL GRANO MONOCOCCO (Triticum Monococcum – Farro piccolo)
È la specie geneticamente più semplice e più antica di grano coltivato, è originario della zona centro-settentrionale della Turchia, ed era già coltivato e consumato 23.000 anni fa. Alla fine dell’Età del bronzo (1000-900 a.C.) scompaiono le coltivazioni di questo cereale, ma oggi ci sono alcuni agricoltori lombardi che l’hanno recuperato e lo coltivano, anche perché è un grano con un glutine più fragile rispetto al grano tenero, e dunque è più digeribile.
– IL GRANO SARAGOLLA O GRANO DEL FARAONE
È un grano egiziano antichissimo. Introdotto nell’area Adriatica nel 400 d.C.; ancora oggi viene coltivato in Abruzzo, ed è un’ottima alternativa al Kamut.
– IL FARRO
È uno dei primi cereali coltivati dall’uomo, era già diffuso intorno al 7.000 a.C., viene nominato nella Bibbia (Ezechiele 4-9), e in epoca Romana entra a far parte parte delle scorte alimentare dei soldati. Dopo un relativo oblio, negli ultimi anni sta conoscendo una nuova – ampia – diffusione.
– IL MAIS SPONCIO
Viene introdotto nelle zone montane di Belluno nel XVI secolo. Ancora oggi è utilizzato e apprezzato come base per la tipica polenta gialla di montagna.
– I LAMPASCIONI
Verdura molto amata dai Romani, presente in molti consigli dietetici e ricette di Galeno e Plinio il Vecchio, considerata afrodisicaca e servita nei pranzi nuziali dell’antica Roma per augurare fecondità agli sposi, è ancora oggi coltivata, in particolare in Puglia e in Basilicata.
– LA PIATTELLA CANAVESANA DI CORTEREGGIO
È un fagiolo di tradizione molto antica, tipico del borgo piemontese di Cortereggio. Scomparso da decenni dai mercati, è stato oggi recuperato da alcuni agricoltori, ed è entrato anche nel menù dell’astronauta Samantha Cristoforetti.
– IL PROSCIUTTO DI SAURIS
Introdotto da popolazioni di origine tedesca insediatesi in Friuli Venezia Giulia nel XIII secolo, è oggi un salume molto apprezzato, che ha anche ottenuto il riconoscimento come Igp.
– IL VINO COTTO
Tradizionale bevanda marchigiana che si ottiene facendo bollire il mosto di uve bianche o rosse in caldaie di rame, lasciando poi fermentare e riposare in botti di legno. Nel I secolo d.C. Plinio il Vecchio descrive il metodo di preparazione del vino cotto delle campagne picene, e lo presenta come una delle bevande più ricercate dai patrizi romani.
– L’IDROMELE
È una bevanda fermentata a base di miele, molto diffusa nell’antichità, ed è quella che Omero chiama “ambrosia”, la bevanda degli dei. Ha dato il nome alla “luna di miele” degli sposi, perché in molte zone d’Europa era tradizione che alle coppie appena sposate venisse regalato idromele sufficiente per la durata di una luna (poco meno di un mese). Negli ultimi anni sta tornando ampiamente sul mercato, e anche molti apicoltori lo producono.