Al momento sono 17 le aziende vinicole coinvolte, in quella che è stata battezzata “Sauvignon Connection”. L’ipotesi è di frode in commercio, per l’aggiunta di aromi sintetici irregolari nelle bottiglie di Sauvignon.
I carabinieri dei Nas di Udine hanno perquisito 17 aziende, 15 friulane e 2 fuori regione (una in Umbria e una in Abruzzo), e hanno prelevato campioni di mosto da analizzare. I risultati delle analisi, affidate a un laboratorio di Asti e a un laboratorio di San Michele all’Adige (in provincia di Trento) dovrebbero arrivare in tempi brevi. Le indagini sarebbero partite su segnalazione di un produttore di Sauvignon contraffatto pentito, e l’ipotesi è la frode in commercio: le 17 aziende coinvolte avrebbero “dopato” il Sauvignon con l’aggiunta di aromi sintetici, un “elisir” (così lo definisce la Procura) preparato dal chimico friulano Ramon Persello e utilizzato per potenziare il gusto del vino.
Secondo quanto precisato dalla Procura gli aromi in questione non avrebbero nulla di dannoso per la salute. Il problema è il mancato rispetto dei Disciplinare di Produzione del Sauvignon Doc (che ovviamente vieta l’aggiunta di aromi sintetici), dunque la concorrenza sleale nei confronti delle aziende vinicole che si attengono alle regole del Disciplinare e la frode ai danni dei consumatori.
L’ex direttore dell’Ersa Mirko Bellini, sul suo profilo facebook, ha parlato di uno scandalo che in realtà sarebbe già stato noto da tempo tra gli addetti ai lavori: “i brusii c’erano da anni, circolavano dal 2012, rumoreggiavano tutti nel Vinitaly 2013 ed era argomento pubblico nel 2014. Adesso tutti cadono dalle nuvole, soprattutto i politici che fanno a finta di non aver mai sentito nulla. Tutti barricati in casa zitti sotto il letto ad aspettare che si calmino le acque”.
E’ prevedibile ora un forte contraccolpo in termini di danno d’immagine, come ha spiegato il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani: “sono preoccupata: per qualcuno che non si comporta bene, si mette a rischio l’agroalimentare di qualità del Friuli Venezia Giulia e del Paese. È un colpo al lavoro fatto da tanti viticoltori onesti, e dai tanti che credono nel loro mestiere e lo fanno con passione, ed è soprattutto un colpo a un Paese che con fatica sta tornando a crescere”.
Un aspetto interessante della vicenda è che alcuni dei vini “dopati” sono stati premiati con medaglie d’oro e d’argento al Concours Mondial du Sauvignon, sia nell’edizione 2014 che nell’edizione 2015. Da Bruxelles i vertici del concorso hanno fatto sapere che se sarà accertata la contraffazione le medaglie saranno revocate e i produttori colpevoli saranno squalificati per cinque anni, ma resta certamente il danno d’immagine anche per uno dei più importanti concorsi vinicoli internazionali.
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