Si è tenuta al Brennero il 7 e 8 settembre ed è proseguita il 15 settembre a Expo la grande mobilitazione organizzata dalla Coldiretti in difesa del Made in Italy e contro i falsi e le contraffazioni alimentari.
La scelta del Passo del Brennero come sede della protesta – una scelta che era già stata fatta dalla Coldiretti nel 2013 – non è casuale perché il Brennero è uno dei più importanti valichi di frontiera. Ogni giorno dal Brennero transitano camion che trasportano prodotti alimentari di importazione che vengono poi lavorati da aziende italiane e venduti come Made in Italy. Nei giorni della mobilitazione (7 e 8 settembre), dai controlli effettuati al Brennero sui Tir dagli agricoltori della Coldiretti e dalle forze dell’ordine sono emersi dei casi emblematici: una mozzarella con la scritta “mozzarella fresca” prodotta in uno stabilimento polacco da una ditta di Bolzano e destinata a un’azienda di Firenze; la lattuga in arrivo dall’Olanda verso Battipaglia; il latte austriaco diretto a La Spezia; le cagliate tedesche per la Puglia; le pancette dal marchio non identificabile destinate a un’industria di salumi di Verona, e addirittura delle verdure provenienti dalla Svezia e ordinate da una cooperativa in Provincia di Bergamo. Tutti prodotti non italiani, pronti poi ad essere venduti sul mercato interni o esportati con il marchio tricolore di un’azienda italiana.
Il problema del falso Made in Italy a tavola – un tema che abbiamo toccato molte volte qui su Universofood – è sintetizzabile in questi termini (dati Coldiretti): ad oggi complessivamente il 33% dei prodotti agroalimentari venduti in Italia o all’estero con un marchio Made in Italy contiene materie prime non italiane; il 65% circa dei prosciutti “italiani” è prodotto in realtà con maiali allevati all’estero; il 75% dei cartoni di latte a lunga conservazione venduti da aziende italiane contiene latte di importazione; oltre il 30% della pasta venduta con marchio italiano è stata ottenuta da grano coltivato fuori dai confini italiani; il 50% delle mozzarelle vendute con marchio e nome italiani sono state prodotte con latte o con cagliate provenienti dall’estero.
Accanto alle vere e proprie truffe ci sono molti casi in cui il problema sono le normative europee, che consentono delle “truffe legalizzate”. La prima richiesta della Coldiretti è dunque quella di cambiare le regole. Le leggi europee consentono infatti di vendere mozzarelle con marchio italiano prodotte con semilavorati industriali (cagliate) provenienti dall’estero, permettono di vendere imitazioni low cost del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano senza indicazione di provenienza in etichetta, permettono ai Paesi del Nord Europa di aumentare la gradazione del vino aggiungendo zucchero (prassi invece vietata in Italia), permettono di vendere Wine Kit per produrre pseudo vino con polveri e acqua, permettono per alcune categorie di carni e salumi di aggiungere acqua senza alcuna indicazione in etichetta, vietano all’Italia di vietare l’utilizzo di latte in polvere per la fabbricazione di prodotti lattiero-caseari e l’utilizzo di grassi vegetali diversi dal burro di cacao per produrre il cioccolato, e consentono di vendere salumi con marchio italiano e senza alcuna indicazione di provenienza in etichetta anche se sono stati ottenuti da maiali non italiani.
Pingback: Crisi. Chiuse 12.000 stalle in Italia negli ultimi cinque anni
Pingback: Formaggio Gorgonzola. Tutti i dati su produzione e vendita nell'ultimo anno - Universofood
Pingback: Formaggio Gorgonzola. Tutti i dati su produzione e vendita nell'ultimo anno