Prosegue il crollo della produzione italiana di castagne, iniziato nel 2011 a seguito della diffusione dell’insetto parassita Cinipide. La raccolta dell’autunno 2014 segna il minimo storico nel nostro Paese, con un’importante implicazione: ad oggi oltre la metà delle castagne vendute in Italia non sono italiane.
Il 2014 resterà negli annali come un anno nero nella raccolta di tutti i più importanti prodotti agricoli, in particolare l’olio d’oliva (produzione mondiale in calo del 17%, in Italia addirittura del 30%) e il vino (la vendemmia 2014 in Italia è la peggiore dal 1950, insieme alla vendemmia 2012). Nel caso delle castagne abbiamo un vero e proprio crollo, ma legato a un fenomeno più profondo e di lungo periodo: l’azione infestante del Cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus).
Qui su Universofood abbiamo seguito fin dall’inizio il problema del crollo della produzione di castagne in Italia. Il Cinipide galligeno del castagno è un insetto di provenienza cinese che agisce sulle piante che infesta in questo modo: induce la formazione di ingrossamenti tondeggianti (galle) sui germogli e sulle foglie nelle quali si compie il ciclo vitale delle larve; la formazione della galla può coinvolgere i germogli inglobando una parte delle foglie giovani e delle infiorescenze portando così all’arresto dello sviluppo vegetativo dei getti colpiti e quindi alla riduzione della fruttificazione, cioè delle castagne, per la mancata produzione dei fiori femminili e degli amenti, ovvero delle infiorescenze maschili (forti infestazioni possono anche causare la morte della pianta). Il Cinipide viene introdotto per errore in Italia nel 2002 attraverso materiale vivaistico. Le prime segnalazioni dell’insetto arrivano dalla provincia di Cuneo, e in pochi anni l’insetto si diffonde in tutte le regioni italiane. Il crollo nella produzione di castagne arriva nel 2011 (-70-80% rispetto al 2010), con un’ulteriore peggioramento nel 2012 e con un calo ulteriore nel 2013, anno in cui per la prima volta le importazioni di castagne in Italia superano le esportazioni. Ora, nell’autunno 2014, secondo i dati diffusi dalla Coldiretti la raccolta di castagne scende per la prima volta sotto le 18.000 tonnellate, pari a circa 1/3 rispetto alla raccolta di dieci anni fa (e nel 1911, annata record, la raccolta di castagne era stata di 829.000 tonnellate).
Un tentativo di bloccare l’azione infestante del Cinipide è già in atto in Italia: una lotta biologica che consiste nel diffondere un insetto antagonista – ilTorymus sinensis – che mangia le larve deposte dal Cinipide e che dovrebbe portare a debellare del tutto il Cinipide dai castagneti italiani, ma ci vorranno diversi anni. Nel frattempo crescono le importazioni di castagne e aumenta la possibilità che le castagne che acquistiamo non siano dei castagneti italiani ma di provenienza estera, come ha spiegato la Coldiretti in un comunicato stampa in questi termini: “il taglio dei raccolti italiani ha favorito le importazioni che sono quasi raddoppiate, passando dai 38,7 milioni di euro del 2012 ai 67,8 milioni di euro del 2013 e l’amaro risultato è che gli italiani hanno più del 50 per cento di probabilità di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Turchia e dalla Slovenia. Il rischio infatti è che per la mancanza di un sistema trasparente di etichettatura le castagne importate vengano spacciate come nazionali mettendo a rischio anche le produzioni locali sopravvissute fino ad ora. Nonostante la grande mobilitazione per la lotta biologica al Cinipide attraverso i lanci del suo nemico naturale, il parassitoide Torymus sinensis e i segnali positivi in alcune regioni, serviranno infatti anni per ritornare ad un livello produttivo degno della tradizione nazionale. Per queste motivazioni è necessario che le Istituzioni, oltre a continuare le attività di lotta al cinipide, mettano in campo azioni determinanti per il rilancio del settore, tra cui sicuramente più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, castagne italiane. Se dal punto di vista quantitativo la situazione è preoccupante, il primato italiano sul piano qualitativo è confermato dalla presenza di ben dodici tipi di castagne che hanno ottenuto il riconoscimento europeo. Quattro si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp e la Farina di Neccio della Garfagnana Dop mentre in Campania è riconosciuta la Castagna di Montella Igp e il Marrone di Roccadaspide Igp, in Emilia Romagna il Marrone di Castel del Rio Igp, in Veneto il Marrone di San Zeno Dop e i Marroni del Monfenera Igp, in Piemonte la Castagna Cuneo Igp e il Marrone della Valle di Susa Igp, e nel Lazio la Castagna di Vallerano Dop”.
(Luigi Torriani)
Avrei bisogno di una informazione. Dovrei sviluppare una ricerca a livello universitario sulla castagna. Vorrei sapere dove è possibile trovare i dati di produzione e raccolto.
I dati riportati nell’articolo sono tratti dal sito della Coldiretti. Purtroppo non saprei dirle dove si possono trovare tutti i dati precisi e completi in vista di una ricerca universitaria
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