La produzione mondiale di olio di oliva crolla nel 2014, con un -17% rispetto al 2013. In Spagna, il primo produttore mondiale, i raccolti si sono praticamente dimezzati, e in Italia sono scesi del 30%. Gli effetto di questo calo della produzione sono il forte rialzo dei prezzi dell’extravergine e l’aumento dei rischi di truffe e frodi.
Le prime stime diffuse dalla Coldiretti sulla campagna olearia 2014/2015 sono negative: la produzione mondiale di olio di oliva nel complesso dovrebbe scendere del 17% rispetto al 2013, fermandosi a 2,9 milioni di tonnellate. In Spagna – il Paese leader mondiale nella produzione di olio – i raccolti crollano con un -50% rispetto allo scorso anno. In Italia – secondo Paese produttore di olio al mondo – la produzione scende del 30%, fermandosi a 300.000 tonnellate, con tagli maggiori nelle regioni del Centro Nord (tra il 35% e il 50% in meno) rispetto alle regioni del Sud. Sono positivi invece i dati in Grecia (che potrebbe superare l’Italia, diventando il secondo Paese produttore di olio dopo la Spagna), in Portogallo, in Marocco e in Turchia (dati nella media degli ultimi anni, con circa 70.000 tonnellate in Portogallo e in Marocco e con circa 20.000 tonnellate in Turchia).
La situazione della produzione di olio nel 2014 determina dunqe due conseguenze: il rialzo dei prezzi e l’aumento del rischio di frodi. Quanto ai prezzi, secondo i dati diffusi dalla Coldiretti, negli ultimi 12 mesi i futures sull’olio d’oliva vergine scambiati a Jaen (in Spagna) hanno registrato un’impennata del 17%, e alla Camera di Commercio di Bari (la Puglia è la regione italiana leader nella produzione di olio) ci sono quotazioni superiori al 38% per cento rispetto allo stesso periodo del 2013. Il maggior rischio di frodi è legato al calo di produzione di olio in Italia accompagnato da numeri positivi nella produzione in Grecia, Turchia, Nord Africa e Medio Oriente. Qui tocchiamo un tema che abbiamo affrontato molte volte su Universofood: l’Italia è il secondo Paese esportatore di olio ma è anche il primo Paese importatore di olio di oliva al mondo e molti degli oli venduti in Italia da aziende italiane sono in realtà una miscela di oli di importazione che arrivano prevalentemente – oltre che dalla Spagna – dal Nord Africa, dalla Grecia e dal Medio Oriente, come ampiamente dimostrato – tra gli altri – da Tom Mueller nell’ottimo libro-inchiesta Extraverginità, ripreso poi dal New York Times nel fumetto interattivo “Extra Virgin Suicide. The adulteration of italian olive oil” (peraltro diverse aziende italiane produttrici di olio sono state vendute negli ultimi anni ad aziende estere, e di italiano restano solo il nome e il marchio; in particolare Bertolli, Carapelli e Sasso sono del Gruppo Deoleo, che è il per il 30% spagnolo e per il 70% inglese, e gli oli Sagra e Filippo Berio sono stati venduti recentemente a un’azienda cinese). È chiaro che più è basso il raccolto in Italia, più è probabile che gli oli venduti come italiani siano in realtà almeno in parte realizzati con olive o oli di provenienza estera, specie da quei Paesi che garantiscono prezzi bassi e che hanno avuto un buon raccolto, dunque i Paesi del Nord Africa, la Grecia, la Turchia e i Paesi del Medio Oriente.
La Coldiretti ha chiarito il punto in questi termini: “in queste situazioni il mercato europeo dell’olio di oliva con consumi stimati attorno a 1,85 milioni di tonnellate rischia di essere invaso dalle produzioni provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente che non sempre hanno gli stessi requisiti qualitativi e di sicurezza. Un rischio che riguarda soprattutto l’Italia, che è il principale importatore mondiale di olio per un quantitativo pari a 460mila tonnellate. Per tutelare consumatori e produttori e non compromettere l’immagine dell’olio italiano occorre evitare che venga spacciato come Made in Italy olio importato come è stato peraltro addirittura denunciato con fumetti illustrati sul New York Times con il titolo “Il suicidio dell’olio italiano”. Per questo occorre applicare le importanti modifiche alla disciplina introdotta dalla legge salva olio approvata nel febbraio 2013 sotto il pressing della Coldiretti, che contiene misure di repressione e contrasto alle frodi e di valorizzazione del vero Made in Italy, ma che ancora oggi è inapplicata per l’inerzia della pubblica amministrazione e per l’azione delle lobby a livello nazionale e comunitario. Il consiglio della Coldiretti ai consumatori è di verificare con attenzione l’etichetta dove, anche se spesso nascosto nel retro della bottiglia ed in caratteri minuscoli, deve essere riportato la scritta “ottenuto da miscela di olio comunitari od extracomunitari” se non si tratta di olio italiano al 100 per 100. Oppure di scegliere una delle 43 designazioni di origine riconosciute dall’Unione Europea e che garantiscono l’origine italiana. L’Italia può contare su un patrimonio di circa 250 milioni di piante su 1,1 milioni di ettari di terreno con un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro ed un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative. Le esportazioni italiane di olio di oliva nel 2013 sono state pari a oltre 1,2 miliardi di euro con gli Usa che rappresentano il principale mercato extracomunitario”.
(Luigi Torriani)