Sono stati diffusi dal Ministero della Salute i risultati delle analisi a campione su ragù e piatti pronti surgelati a base di carne richieste dall’Unione Europea a tutti gli Stati membri dopo lo scandalo della carne di cavallo. Vediamo quali sono i risultati.
Qui su Universofood abbiamo già parlato dello scandalo della carne di cavallo, raccontando le origini dello scandalo, poi gli sviluppi nel contesto italiano e infine l’impatto economico dello scandalo sul comparto dei ragù e piatti pronti surgelati. Lo scandalo, in estrema sintesi, è questo: dapprima in Irlanda e in Inghilterra, poi in tutti i Paesi europei, sono state trovate tracce di carne di cavallo in molti prodotti pronti surgelati, in particolare lasagne, spaghetti alla bolognese, tortellini, cannelloni, ravioli, ragù e hamburger, tutti prodotti venduti come “a base di carne bovina”; da quanto si è poi scoperto alla base dello scandalo stava una filiera lunghissima che iniziava da fornitori di carne rumeni, passava attraverso aziende francesi di distribuzione e vendita all’ingrosso, un intermediario cipriota e un trader olandese, finché i prodotti in questione finivano sugli scaffali di tutte le maggiori catene di supermercati europei; lo scandalo ha poi toccato anche l’Italia, con una lunga serie di sequestri (per esempio il temporaneo blocco delle polpette Ikea, il ritiro delle lasagne alla bolognese surgelate della ditta Primia di San Giovanni in Persiceto (Bo), il ritiro delle lasagne Findus, dei ravioli e tortellini Buitoni e del ragù Star), fino ad arrivare al crollo del 30% in un mese delle vendite di ragù e piatti pronti pronti surgelati in Italia.
I problemi o possibili problemi dello scandalo carne di cavallo erano e sono due. Il primo è il falso in etichetta, perché si presenta un prodotto come “a base di carne di manzo” mentre il prodotto contiene anche carne equina, non dichiarata. Il secondo possibile problema è il sospetto che in queste partite di carne equina ci possano essere tracce di fenilbutazone (un potente antinfiammatorio somministrato ai cavalli sportivi e pericoloso per la salute umana), e che quindi lo scandalo implichi anche gravi questioni di sicurezza alimentare, dovute all’eventuale utilizzo illegale di cavalli sportivi per la macellazione (le legislazioni europee distinguono tra cavalli destinati all’alimentazione umana, che non possono essere trattati con certi farmaci, e cavalli ad uso sportivo, che vengono trattati con farmaci e non possono essere macellati per uso alimentare).
I risultati delle analisi comunicate dal Ministero della Salute sono i seguenti: i Nas hanno prelevato 454 campioni di carne da piatti pronti surgelati in vendita in negozi e supermercati italiani; di questi 454 campioni 33 sono risultati positivi per la presenza di carne equina superiore all’1% (inizialmente si era parlato di 93 campioni positivi, dato poi rettificato); per la ricerca del fenilbutazone sono stati analizzati 323 campioni di muscolo equino e 51 campioni di sangue, e in nessun campione è stata rinvenuta la sostanza; dunque in Italia lo scandalo carne di cavallo è stato esclusivamente uno scandalo di falso in etichetta e non di sicurezza alimentare.
Ma la Coldiretti vede il bicchiere mezzo vuoto e non mezzo pieno, e parla di “risultati choc”. Questo il comunicato stampa della Coldiretti: “lo scandalo della carne di cavallo è uno scandalo senza precedenti che ha truffato circa 30 milioni di consumatori che acquistano piatti pronti, danneggiato le ditte che si sono comportate correttamente e distrutto il mercato della carne di cavallo in Italia. Non si deve archiviare sbrigativamente un inganno globale che ha colpito un prodotto sui cinque esaminati grazie all’attività dei Nas dei Carabinieri. Occorre, invece, fare immediatamente chiarezza sulle cause e i colpevoli per eliminare tutti i prodotti a rischio dal mercato, ma anche per prendere le precauzioni necessarie affinchè questa situazione non si ripeta mai più per la carne e per tutti gli altri prodotti alimentari. Una responsabilità che riguarda anche le Autorità pubbliche a livello nazionale e comunitario che ora devono recuperare il tempo perduto con interventi strutturali come l’obbligo di indicare la provenienza e il percorso degli alimenti in etichetta per farla conoscere ai consumatori e scoraggiare il proliferare di passaggi che favoriscono le truffell;”> Siamo di fronte ad un inganno globale che ha coinvolto anche le più grandi multinazionali del settore che dovrebbero seriamente interrogarsi sui propri sistemi di controllo qualità e sulle politiche di approvvigionamento delle materie prime adottate fino ad ora. È stato infatti smascherato un giro vorticoso di partite di carne che si spostano da un capo all’altro dell’Europa attraverso intermediazioni poco trasparenti che favoriscono il verificarsi di frodi ed inganni. Le aziende alimentari dovrebbero ora valutare seriamente l’opportunità di acquistare prodotti locali che offrono maggiori garanzie di qualità e sicurezza alimentare ed evitare lunghi, costosi ed inquinanti trasporti. Quanto alla ricerca di fenilbutazone, per fortuna i campioni analizzati non risultano positivi alla sostanza, ma è chiaro che ciò non fa venir meno la gravità della situazione
(Luigi Torriani)
Some actual numbers on higher education spending ( and ).Total state and local taxpayer support for higher education: $70bn a year.Between 1982 and 2007, total inflation-adjusted federal and state aid, including grants, loans, work-study expenditures, and education tax benefits, rose from $30.8 billion to $103.9 billion anuatlly.”Inflation-adjusned federal expenditures on research at academic institutions rose from $13.9 billion in 1980 to $31.4 billion in 2006.”Conclusion: “The public has been paying out the nose for higher education.”Ergo, MM was correct.
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