Che la Coca Cola (al pari delle altre bevande gassate e zuccherate) non fosse propriamente salutare è un fatto noto. Che sta portando anche in Italia all’ introduzione di Fat Tax che dovrebbero scoraggiarne il consumo e insieme portare nelle casse dello Stato centinaia di milioni di euro all’anno (facendo infuriare gli imprenditori…). La novità è che la Coca Cola, oltre a essere iperzuccherata, contiene anche tracce di alcool. Tracce sufficienti a creare per il colosso di Atlanta seri problemi con il gigantesco mondo islamico…
Non è un buon periodo per la Coca Cola. Mentre si moltiplicano le pubblicazioni che ne denunciano la politica industriale cinicamente imperialista e neocolonialista (come il recente Coca Cola: gusto unico e amare verità. I costi della leadership di Michael Blanding), ha destato scalpore una ricerca californiana che segnalava la presenza di una sostanza cancerogena utilizzata nella preparazione di Coca Cola e Pepsi Cola.
Ora arriva la tegola dell’alcool, che potrebbe avere ripercussioni commerciali senza precedenti sulla multinazionale americana per via della gravità della notizia nell’enorme bacino costituito dal pubblico di fede islamica. Malek Salaimeh, un cittadino arabo-israeliano, appena orecchiate sul web le voci sulla presunta presenza di alcool nella Coca Cola, ha ingaggiato una battaglia legale chiedendo a un tribunale israeliano di imporre alla Coca Cola un risarcimento danni di circa mille shekel (quasi 200 euro) per ogni israeliano di religione musulmana (poco più di un milione). In pratica la Coca Cola dovrebbe sborsare 200 milioni di euro. “Per me si tratta di un vero incubo”, ha spiegato Salaimeh, “da buon musulmano prego cinque volte al giorno e digiuno nel periodo del Ramadan. Non voglio certo andare incontro a punizioni divine per aver consumato, a mia insaputa, dosi di alcool”.
La Coca Cola, al momento, semplicemente nega l’aggiunta di alcool (e precisa che la presenza di minime tracce di alcool “può verificarsi naturalmente in molti cibi e bevande”). La battaglia va avanti. E si arricchisce con alcuni test commissionati dalla rivista francese 60 millions de consommateurs. I risultati parlano chiaro: diverse bevande gassate, fra le quali la Coca Cola e la Pepsi, contengono tracce di alcool. Precisamente: “circa la metà delle bibite gassate testate contengono alcool a dosi tuttavia molto deboli, fino a 10 milligrammi per litro (0,001% di alcool). Sulle 19 bibite testate, 9 non contengono alcool e 10 ne contengono meno di 10 mg/l”.Per la legge francese le bevande classificate come “senza alcool” possono in realtà contenerne tracce nel limite dell’1,2%. Sufficienti per “andare incontro a punizioni divine”? Tra i fedeli musulmani il dibattito è aperto.
(Luigi Torriani)
Io credo sia sempre nostro dovere informarci su quello che compriamo, mangiamo e beviamo. Il mercato è spietato e molto lontano dal rispettare i principi islamici. Ma anche noi dobbiamo fare la nostra parte. Più cediamo alle lusinghe del consumismo e ci lasciamo dettare ogni nostra abitudine dalla pubblicità martellante, più saremo alla mercé di queste frodi. E’ perfettamente inutile infuriarsi dopo: chi si è mai soffermato di sua iniziativa a leggere gli ingredienti della coca-cola?
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