Parli di Cina e sono sempre guai per l’economia italiana. Questa volta per colpa di un insetto, giunto dalla Cina a seguito dell’importazione di piante di castagno. L’Italia è leader in Europa nella produzione di castagne ed è al quarto posto nel mondo dopo la stessa Cina, la Corea del Sud e la Turchia. Era. Prima dell’arrivo del Cinipide galligeno del castagno direttamente dalla Cina. Risultato? Un autunno senza castagne.
Il primato italiano nella raccolta di castagne è quantitativo (con una produzione che è arrivata, nell’anno record 1911, a 829.000 tonnellate), ma è anche qualitativo. Grazie alla presenza di ben dodici tipi di castagne con riconoscimento europeo. Quattro in Toscana (il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp e la Farina di Neccio della Garfagnana Dop), due in Campania (la Castagna di Montella Igp e il Marrone di Roccadaspide Igp), uno in Emilia Romagna (il Marrone di Castel del Rio Igp), due in Veneto (il Marrone di San Zeno Dop e i Marroni del Monfenera Igp), due in Piemonte (la Castagna Cuneo Igp e il Marrone della Valle di Susa Igp), e uno nel Lazio (la Castagna di Vallerano Dop). Ma tutto è oggi a serio rischio dopo l’arrivo del Cinipide nel nostro Paese.
L’insetto killer, il Cinipide galligeno del castagno, è originario della Cina, ma è ormai ampiamente diffuso anche in Giappone, Corea e Stati Uniti, dove è stato introdotto attraverso materiale vivaistico. È stato segnalato in Italia per la prima volta nel 2002, in provincia di Cuneo, ed era la prima segnalazione anche per l’intera Europa. Partendo dal focolaio iniziale piemontese l’insetto si è poi lentamente diffuso nelle altre regioni (a partirte da Toscana e Lazio) fino ad arrivare all’autunno 2011. Che sarà ricordato come l’autunno senza castagne.
Dryocosmus kuriphilus – questo il nome scientifico del Cinipide del castagno – è un insetto galligeno, cioé in grado di indurre la formazione di ingrossamenti tondeggianti (galle) sui germogli e sulle foglie nelle quali si compie il ciclo vitale delle larve. La formazione della galla può coninvolgere i germogli inglobando una parte delle foglie giovani e delle infiorescenze e determinando in questo modo l’arresto dello sviluppo vegetativo dei getti colpiti e la riduzione della fruttificazione (cioè delle castagne) per la mancata produzione dei fiori femminili e degli amenti (cioè delle infiorescenze) maschili. Forti infestazioni riducono la vigoria delle piante rendendone la chioma molto diradata e possono anche causarne la morte.
Il risultato è che sono a serio rischio 780.000 ettari di bosco di castagno presenti sul territorio nazionale, con 34.160 imprese agricole che nel complesso della filiera danno lavoro a circa 100.000 persone (dati Coldiretti). I raccolti sono calati in genere tra il 25 e il 50%, con punte prossime al 100%, per esempio in Val Camonica. Per le caldarroste si può arrivare a cifre di 7 euro e oltre a cartoccio, con prezzi che sono quindi più o meno raddoppiati, soprattutto nei punti vendita ambulanti delle zone centrali delle città. Inoltre – mette in guardia la Coldiretti – quest’anno le castagne, anche quando vengono presentate come italiane, sono spesso in realtà di importazione (anche dalla Cina).
Come se ne esce? Non esistono prodotti artificiali per combattere il Cinipide del castagno. L’unica strategia efficace consiste nel mettere in atto una guerra biologica facendo sviluppare e diffondendo capillarmente un antagonista naturale del Cinipide, l’insetto Torymus sinensis. I tempi, però, sono tutt’altro che brevi. Occorreranno infatti dai cinque ai dieci anni per il ritorno a una produzione normale di castagne.
(Luigi Torriani)