Sono già oltre 200.000 le firme raccolte in pochi mesi per chiedere l’inserimento dell’Arte della Pizza nella “Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità” dell’Unesco. E la campagna continua.
Secondo le stime della Coldiretti circa due pizze su tre servite in Italia non hanno ingredienti italiani (le “mozzarelle” sono spesso semilavorati industriali – le cosiddette cagliate – provenienti dall’est Europa; il pomodoro arriva prevalentemente dalla Cina o dagli Stati Uniti; l’olio di oliva è per lo più tunisino o spagnolo; la farina è in genere francese, tedesca o ucraina). Proprio per difendere la vera Pizza Made in Italy dalle truffe, dalle frodi e dall’Italian Sounding è partita a settembre dal Napoli Pizza Village una raccolta firme per chiedere la candidatura dell’Arte della Pizza a Patrimonio dell’Umanità Unesco. Sono già state raccolte oltre 200.000 firme e la campagna prosegue nei punti di raccolta in tutta Italia e sul sito Change.org (clicca qui per leggere la petizione e per firmare).
Già nel 2012 la Pizza aveva sfiorato la candidatura a Patrimonio dell’Umanità. Ora potrebbe essere la volta buona, a pochi mesi dal riconoscimento della Vite ad Alberello di Pantelleria, prima pratica agricola inserita tra i beni Patrimonio dell’Umanità. Le oltre 200.000 firme già raccolte sono state consegnate presso la sede Unesco di Roma al professor Giovanni Puglisi, Presidente della Commissione Italiana Unesco. Tra i promotori della campagna ricordiamo la Coldiretti, l’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, la Fondazione Univerde dell’ex Ministro dell’Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio e la catena Rossopomodoro. Tra i “vip” che hanno già firmato segnaliamo: Monsignor Nunzio Galantino (Segretario generale della CEI), Vittorio Sgarbi, Alberto Bilà, Alessandro Cecchi Paone, Daria Bignardi, Emilio Casilini, Luciano Pignataro, Luigi Vicinanza, Oliviero Beha, Roberto Arditti, Gabriele Muccino, Oscar Farinetti, Renzo Arbore, Luciana Littizzetto, Ilary Blasy, Jimmy Ghione, Eugenio Bennato, Frank Carpentieri, Giorgio Panariello, Toto’ di Natale, Fabio Quagliarella, l’intera squadra di calcio del Pisa, Lidia e Joe Bastianich, Bud Spencer, Natalia Quintavalle (Console generale dell’Italia a New York). Tra i politici hanno già firmato: Maurizio Martina (Ministro delle Politiche Agricole), Stefania Giannini (Ministro dell’Istruzione), Gianluca Galletti (Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare), Giuseppe Castiglione (Sottosegretario al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali), Nicola Zingaretti (Presidente della Regione Lazio), Mario Oliviero (Presidente della Regione Calabria), Sergio Chiamparino (Presidente della Regione Piemonte), Roberto Maroni (Presidente della Regione Lombardia), Piero Fassino (sindaco di Torino), Federico Pizzarotti (Sindaco di Parma), Enzo Bianco (sindaco di Catania), Nunzia De Girolamo (capogruppo NCD alla Camera), Loredana De Petris (Presidente del gruppo misto – Sel al Senato), Massimo Bray (ex Ministro dei Beni e delle attività culturali), Michele Valensise (Segretario generale del Ministero degli Affari esteri), Sebastiano Cardi (Ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite).
Il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ha spiegato la raccolta firme per la pizza in questi termini: “il riconoscimento dell’Unesco avrebbe un valore straordinario per l’Italia, che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e la pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale. È chiaro che garantire l’origine nazionale degli ingredienti e le modalità di lavorazione significa difendere un pezzo della nostra storia, ma anche la sua distintività nei confronti della concorrenza sleale”. Mentre Alfonso Pecoraro Scanio, tra i promotori della campagna, ha dichiarato: “quando un prodotto diventa globalizzato il rischio è che se ne perda l’origine ed è proprio il caso dell’arte della pizza. Con la consegna delle firme abbiamo chiesto al Prof. Giovanni Puglisi di indicare l’arte della pizza napoletana come proposta italiana per l’iscrizione nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. In questo modo potremmo difendere le origini della pizza e anche il Made in Italy. Per questo primo traguardo raggiunto ringrazio, oltre alla piattaforma Change org che ci sta sostenendo anche in Usa, la grande mobilitazione di Coldiretti che ha consentito una imponente raccolta firme, la catena Rossomopodoro che ha avviato una campagna di adesioni in tutti i suoi punti vendita nel mondo e la mobilitazione dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani che ha coinvolto tantissimi pizzaioli”.
(Luigi Torriani)