La Valle d’Aosta è da gennaio 2015 una Regione completamente Ogm free. Un disegno di legge approvato dal Consiglio regionale all’unanimità vieta qualunque coltura Ogm in territorio valdostano.
Qui su Universofood abbiamo seguito tutti i passaggi della complessa vicenda degli Ogm in Italia. La grande battaglia sugli Ogm inizia nel nostro Paese nel giugno del 2013, quando un agricoltore friulano (Giorgio Fidenato, leader di Agricoltori Federati) semina 6.000 metri quadrati di mais in Friuli. L’allora Governo Letta si attiva per vietare la coltivazione di Ogm in Italia, e la vieta il 12 luglio 2013 con Decreto interministeriale – divieto fissato per una durata di diciotto mesi in attesa di un pronunciamento dell’Unione Europea. Giorgio Fidenato fa ricorso contro il decreto del governo Letta, ma il ricorso viene bocciato nell’aprile del 2013 dal Tar del Lazio, e il 12 giugno 2014 il Consiglio di Stato conferma la decisione del Tar. Nel frattempo viene raggiunto in sede Ue un accordo che prevede di stabilire che ogni Paese dell’Unione Europea può liberamente e autonomamente decidere se consentire o vietare la coltivazione degli Ogm sul proprio territorio, senza bisogno di far riferimento a clausole di salvaguardia (in base alla sentenza della Corte di Giustizia europea del 18 maggio 2013 “la messa in coltura di ogm quali le varietà del mais MON 810 non può essere assoggettata a una procedura nazionale di autorizzazione quando l’impiego e la commercializzazione di tali varietà sono autorizzati ai sensi dell’articolo 20 del regolamento n. 1829/2003 e le medesime varietà sono state iscritte nel catalogo comune previsto dalla direttiva 2002/53”; tuttavia in base alla cosiddetta “clausola di salvaguardia” prevista dalla Direttiva europea 2001/1) ogni Stato dell’Unione Europea può vietare le coltivazioni ogm se ha ragioni fondate per ritenere che gli Ogm in questione determinino dei rischi per l’ambiente, per l’ecosistema o per la salute umana; proprio su questo principio di salvaguardia poggiavano le argomentazioni del Tar alla base della conferma del blocco delle colture Ogm: di fatto nel caso delle colture friulane di Fidenato era stata accertata una contaminazione su colture non Ogm limitrofe, configurando quindi problemi di salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema). A questo punto il Governo Renzi, con il Decreto Legge del 24 giugno 2014 n. 91 (cosiddetto Decreto “Campolibero”), stabilisce chi coltiva Ogm sul territorio italiano incorre nelle seguenti sanzioni: la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa da 10.000 a 30.000 euro; e spetta alle Regioni – stabilisce il Decreto – definire, nell’ambito del proprio territorio, le modalità e tempi con cui il trasgressore deve (a proprie spese) rimuovere le coltivazioni vietate.
Ora la Valle d’Aosta – regione a statuto speciale e prima regione italiana a intervenire sulla questione – con Decreto legge approvato all’unanimità dal Consiglio regionale abroga la vigente normativa regionale in materia di coesistenza tra colture transgeniche, convenzionali e biologiche (n. 29/2005) e stabilisce il divieto di coltivazione degli Ogm in tutto il territorio regionale. A questo proposito il direttore della Coldiretti Valle d’Aosta Ezio Mossoni ha spiegato: “non siamo mai stati contro gli Ogm in maniera strumentale e ideologica, o peggio demagogica ma la nostra posizione è una semplice conseguenza coerente della conclamata posizione a favore della tipicità, dell’origine esclusiva della materia prima legata al territorio, della biodiversità, della valorizzazione dell’ambiente e dell’economia legate alla produzione locale agroalimentare. Se si crede in tutto ciò non si può essere a favore degli Ogm, che sono omologazione, appiattimento e massificazione delle produzioni, l’esatto contrario dell’agricoltura in cui crediamo, la nostra agricoltura – anche quella nazionale e non solo quella locale – non potrà mai competere sulla base di bassi costi e bassi prezzi, ma solo giocandosela a livello di distintività e qualità”. E Claudio Restano, il relatore della proposta di legge (poi approvata) nel Consiglio regionale della Valle d’Aosta ha spiegato: “considerato l’assetto morfologico, idrogeologico e climatico della Valle, nonché la forte frammentazione della proprietà fondiaria, le misure di coesistenza non sarebbero in grado di impedire la presenza involontaria di OGM nelle colture convenzionali e biologiche, con un conseguente alto pericolo di contaminazione e potenziale grave danno all’ambiente, alle risorse naturali e alle coltivazioni. Inoltre, l’esigenza di garantire l’integrità delle colture convenzionali è legata al fatto che le produzioni agricole locali, e in modo particolare quelle oggetto di tutela a livello comunitario (prodotti DOP e IGP), sono state riconosciute come tali poiché strettamente legate al territorio e alla tradizione valdostana. Da non dimenticare poi l’azione di marketing territoriale che questa norma produce: la Valle d’Aosta, con le sue montagne più alte d’Europa e le sorgenti di acqua microbiologicamente pura, viene identificata come un ambiente sano e incontaminato in grado di produrre prodotti di alta qualità e la scelta di riconoscersi come territorio OGM Free appare la naturale conseguenza rispetto a investimenti portati avanti nel tempo dell’Amministrazione regionale. Infine, la norma è sinonimo di garanzia commerciale e pone il consumatore nella condizione di individuare nelle aziende valdostane degli interlocutori di fiducia”.
Al di là della situazione italiana, ricordiamo – più in generale – che ad oggi gli Ogm in Europa sono un fallimento totale: l’unico prodotto Ogm coltivato in Europa è il mais MON810, che ad oggi è presente solo in cinque Paesi Ue – Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania; il mais MON810 piantato in Europa l’anno scorso è pari a 148.000 ettari, di cui la quasi totalità (136.962 ettari) in Spagna; in un anno sono stati dunque piantati in Europa 148.000 ettari di colture Ogm, mentre – per fare alcuni esempi – gli Stati Uniti da soli erano a 69,5 milioni di ettari piantati nello stesso anno, il Brasile a 36,6 milioni di ettari, l’Argentina a 23,9 milioni, il Canada a 11,6 milioni, l’India a 10,8, la Cina a 4. E nel maggio del 2014 anche la Francia ha vietato totalmente le coltivazioni Ogm.
(Luigi Torriani)