È ufficiale: sono arrivati i finanziamenti europei per il settore dei formaggi, finanziamenti che copriranno – anche se solo in parte – il danno subito dalla filiera a causa dell’embargo russo sui prodotti alimentari.
L’ embargo (seguito dalla chiusura forzosa dei McDonald’s in Russia) è stato deciso da Putin per punire quei Paesi che hanno tenuto una posizione antirussa nella questione ucraina (dunque i Paesi dell’Unione Europea, la Norvegia, gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia). È iniziato il 7 agosto 2014 e dovrebbe durare un anno, se non si riuscisse ad arrivare nel frattempo a una soluzione diplomatica. Soltanto per l’agroalimentare italiano il danno dovrebbe essere, secondo le stime della Coldiretti, di almeno 200 milioni di euro (di mancato export, tra ortofrutta, carni, salumi, latticini e formaggi).
L’Unione Europea ha finanziato prima di tutto (con 125 milioni per tutti i Paesi europei) i prodotti ortofrutticoli (pomodori, carote, cavolo bianco, peperoni, cavolfiori, cetrioli e cetriolini, funghi, mele, pere, piccoli frutti, uva da tavola e kiwi), che nel 2013 avevano fatturato (considerando il solo export italiano verso la Russia!) 72 milioni di euro. Poi sono iniziate le trattative per il settore dei formaggi. Il finanziamento anche in questo caso è arrivato, ed è arrivato in questa forma: aiuti per l’ammasso privato di 155.000 tonnellate di formaggi che dovranno avere un’età minima non inferiore ai 60 giorni, con l’importo dell’aiuto fissato a 15,57 euro per tonnellata per le spese fisse di stoccaggio, e a 0,40 euro per tonnellata al giorno per le spese di magazzinaggio e di immobilizzazione del capitale. Una (piccola) boccata d’ossigeno, dunque per i formaggi e latticini italiani, che nel 2013 (dati Coldiretti) hanno fatturato sul fronte dell’export verso la Russia 42 milioni di euro, di cui 15 di Parmigiano Reggiano e Grana Padano e 1,5 di Pecorino e Fiore Sardo. Restano invece esclusi dagli aiuti dell’Unione Europea i formaggi freschi (come le mozzarelle), che pure nel 2013 sono arrivati a 134 milioni di export sul mercato russo. Il problema è grave e non riguarda solo l’Italia: secondo i dati Assolatte nel 2013 il 33% dei volumi totali di formaggi e latticini esportati dall’Europa ha raggiunto la Russia.
Il presidente di Assolatte Giuseppe Ambrosi ha espresso in questi termini la preoccupazione di tutti gli operatori di settore: “c’è il rischio concreto che i nostri prodotti vengano sostituiti da altri, e sarà molto difficile riprenderci gli spazi persi che avevamo conquistato con anni di lavoro e investimenti. I consumi interni sono in calo e l’export è una valvola di sfogo strategica per le nostre imprese e il nostro settore. L’embargo ci danneggia quindi in modo diretto, limitando le nostre possibilità di crescita, e in modo indiretto. Il fiume di formaggi e di latte che veniva assorbito dalla Russia dovrà trovare ora altri sbocchi appesantendo un mercato già molto difficile. Non dobbiamo poi dimenticare che le nostre aziende hanno fatto importanti investimenti per adeguare le proprie strutture ai desiderata della autorità sanitarie russe, sottoponendosi a controlli e piani di campionamento straordinari, con l’obiettivo di accreditarsi su un mercato strategico. L’embargo interrompe relazioni istituzionali e commerciali costruite con lavoro e fatica”.
(Luigi Torriani)