Per far fronte alla Crisi del settore delle pesche e nettarine – una crisi legata nello specifico al maltempo dell’estate 2014, e aggravata poi dall’embargo russo – l’Unione europea ha stanziato 32,7 milioni di euro. L’importo maggiore va all’Italia, con 1,28 milioni.
Tutt’oggi l’Italia è il Paese leader in Europa per la produzione di pesche e nettarine (o pesche noci), con 1.463.000 tonnellate prodotte nel 2013, su un totale a livello europeo di 3.800.000 tonnellate. Ma la Crisi e la continua perdita di potere d’acquisto delle famiglie italiane, il maltempo delll’estate 2014, la più piovosa degli ultimi cento anni, e l’embargo russo sui prodotti alimentari deciso da Putin come ritorsione nei confronti di quei Paesi che si sono opposti alla Russia nella questione ucraina, stanno mettendo in ginocchio il settore, che deve fronteggiare oggi un vero e proprio crollo dei prezzi all’origine (i prezzi pagati al produttore agricolo, che sono scesi del 40% a luglio 2014 rispetto a luglio 2013). Queste criticità intervengono peraltro su un settore che ha problemi dalle radici più lontane nel tempo: secondo i dati diffusi dalla Coldiretti i frutteti di pesche e nettarine in Italia si sono dimezzati negli ultimi trent’anni e hanno oggi una superficie inferiore ai 70.000 ettari.
A luglio la Coldiretti ha promosso la grande mobilitazione “SOS frutta in Italia“, e subito dopo i ministri dell’Agricoltura di Italia, Francia e Spagna hanno inviato al Commissario Europeo per l’Agricoltura Dacian Ciolos un appello in cui si chiede un intervento Ue straordinario per fronteggiare la crisi delle pesche e delle nettarine. Ora la Commissione Ue, con il regolamento N. 913/2014 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 22 agosto, ha stanziato per il settore delle pesche e delle nettarine un finanziamento di 32,7 milioni di euro (una cifra superiore rispetto alle ipotesi iniziali, che parlavano di uno stanziamento tra i 20 e i 30 milioni). 29,7 milioni sono destinati a finanziare i ritiri, mentre 3 milioni sono per attività di promozione (cofinanziate al 50%). È previsto un aumento dal 5 al 10% della quantità massimale di produzione delle organizzazioni produttrici che può essere ritirata dal mercato per la distribuzione gratuita, fissando un prezzo di 269 euro a tonnellata per un totale stimato di 22,1 milioni di euro di aiuti Ue. Per i produttori che non sono membri di organizzazioni il contributo Ue per i ritiri è fissato al 50% di quello delle organizzazioni di produttori, per una somma di 7,6 milioni. L’Italia è il principale beneficiario dei fondi Ue, e riceve aiuti per 1,288 milioni.
Questo il commento della Coldiretti, che saluta positivamente l’intervento Ue ritenendolo comunque tardivo e troppo limitato: “L’intervento dell’Unione Europea fortemente atteso e sollecitato dai frutticoltori italiani arriva con ritardo e il quadro finanziario limitato rende ancora più necessario che venga gestito con attenzione nell’interesse esclusivo degli agricoltori. Occorre peraltro che l’importante lavoro svolto dal Ministero delle Politiche Agricole possa individuare le necessarie sinergie con altri provvedimenti per affrontare una crisi che rischia di compromettere per sempre il frutteto italiano e con esso l’economia, il lavoro e l’ambiente”.
(Luigi Torriani)