Il governo Renzi ha fissato ufficialmente le sanzioni per chi semina Ogm in Italia: la reclusione da sei mesi a tre anni e multe fino a trentamila euro.
Il Decreto Legge del 24 giugno 2014 n. 91 (cosiddetto Decreto “Campolibero”), entrato ufficialmente in vigore il 25 giugno 2014, stabilisce chi coltiva Ogm sul territorio italiano incorre in pesantissime sanzioni: la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa da 10.000 a 30.000 euro. Spetta poi alle Regioni definire, nell’ambito del proprio territorio, le modalità e tempi con cui il trasgressore deve (a proprie spese) rimuovere le coltivazioni vietate.
Arriviamo dunque all’ultimo capitolo di una lunga vicenda – quella degli Ogm in Italia – che abbiamo seguito fin dall’inizio qui su Universofood. In estrema sintesi: il 15 giugno 2013 l’agricoltore friulano Giorgio Fidenato, leader di Agricoltori Federati, semina 6.000 metri quadrati di mais ogm nei comuni di Mereto di Tomba, Vivaro e Colloredo di Monte Albano, con il supporto del Movimento Libertario; l’allora Governo Letta si attiva da subito per vietare la coltivazione di mais ogm in Italia, divieto che viene introdotto con decreto interministeriale il 12 luglio 2013; il divieto è fissato per una durata di diciotto mesi in attesa di un pronunciamento dell’Unione Europea, ma nel frattempo Giorgio Fidenato presenta ricorso contro il decreto del governo Letta, ricorso che viene bocciato nell’aprile del 2013 dal Tar del Lazio; il 12 giugno 2014 anche il Consiglio di Stato conferma per il momento il blocco degli Ogm; nello stesso 12 giugno 2014 viene raggiunto in sede Ue un accordo che prevede di stabilire che ogni Paese dell’Unione Europea può liberamente e autonomamente decidere (anche per ragioni semplicemente politiche) se consentire o vietare la coltivazione degli Ogm sul proprio territorio, senza bisogno di far riferimento a clausole di salvaguardia (in base alla sentenza della Corte di Giustizia europea del 18 maggio 2013 “la messa in coltura di ogm quali le varietà del mais MON 810 non può essere assoggettata a una procedura nazionale di autorizzazione quando l’impiego e la commercializzazione di tali varietà sono autorizzati ai sensi dell’articolo 20 del regolamento n. 1829/2003 e le medesime varietà sono state iscritte nel catalogo comune previsto dalla direttiva 2002/53”; tuttavia in base alla cosiddetta “clausola di salvaguardia” prevista dalla Direttiva europea 2001/1) ogni Stato dell’Unione Europea può vietare le coltivazioni ogm se ha ragioni fondate per ritenere che gli Ogm in questione determinino dei rischi per l’ambiente, per l’ecosistema o per la salute umana; proprio su questo principio di salvaguardia poggiavano le argomentazioni del Tar alla base della conferma del blocco delle colture Ogm: di fatto nel caso delle colture friulane di Fidenato era stata accertata una contaminazione su colture non Ogm limitrofe, configurando quindi problemi di salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema; in ogni caso il nuovo accordo in sede Ue dovrebbe consentire a breve agli Stati membri di vietare liberamente le colture Ogm). Con le sanzioni stabilite dal governo Renzi per i trasgressori la querelle sugli Ogm in Italia può dirsi ora in via di conclusione, perlomeno sul piano legislativo.
E il mais già seminato da Giorgio Fidenato in Friuli? La mattina di mercoledì 9 luglio 2014 è stato in parte distrutto dal Corpo Forestale regionale del Friuli Venezia Giulia, ma resta ancora un appezzamento di mais Ogm a Colloredo di Monte Albano, impossibile da distruggere di fronte alla resistenza opposta da Fidenato (la vicenda è ora in mano alla Procura).
(Luigi Torriani)