La pizza è uno dei grandi simboli culinari dell’Italia. Ma quanti sono gli ingredienti veramente italiani nelle pizze che mangiamo?
L’Italia è la patria della buona cucina. Ma negli ultimi anni il fenomeno del falso Made in Italy sta facendo perdere credibilità al nostro Paese. L’Italia vanta alcuni tra i migliori oli di oliva del mondo ma gran parte degli oli di oliva prodotti in Italia sono in realtà una miscela di oli importati di bassa qualità; abbiamo alcuni salumi eccezionali ma due prosciutti su tre venduti come italiani sono realizzati con carne di maiale di importazione; abbiamo alcuni formaggi straordinari ma le importazioni di formaggi simil-grana in Italia sono aumentate dell’88% negli ultimi dieci anni e almeno la metà delle mozzarelle vendute in Italia sono fatte con latte o con cagliate di importazione; abbiamo importanti coltivazioni di pomodoro ma almeno il 20% del pomodoro da industria “italiano” proviene in realtà dall’estero (prevalentemente dalla Cina), e almeno quattro patate su dieci vendute in Italia non sono italiane; abbiamo i vini più bevuti nel mondo ma la settimana scorsa sono state sequestrate 30.000 bottiglie di falso Brunello di Montalcino e nell’ultimo anno è aumentato del 58% l’import di vini extra Ue in Italia; abbiamo uno dei prodotti alimentari confezionati più venduto nel mondo- la Nutella – che però è fatta con ingredienti che non sono italiani.
In questo contesto la pizza non fa ovviamente eccezione, come ha segnalato la Coldiretti nel recente dossier “La crisi nel piatto degli italiani nel 2014“. In Italia ci sono 50.000 pizzerie, per un fatturato di circa 10 miliardi. Nel 2014 – secondo i dati forniti dalla Coldiretti – il 40% degli italiani ha ridotto le presenze nelle pizzerie e il 25% ha rinunciato del tutto ad andare in pizzeria, ma la pizza resta il piatto per eccellenza della tradizione gastronomica italiana. Ma le pizze che mangiamo in Italia sono davvero italiane? Secondo le stime della Coldiretti quasi due pizze su tre servite in Italia non hanno ingredienti italiani e sono in realtà – all’insaputa del consumatore – un mix di prodotti alimentari di importazioni mediamente di bassa qualità: le “mozzarelle” sono spesso semilavorati industriali, (le cosiddette cagliate) provenienti dall’est Europa; il pomodoro arriva in genere dalla Cina o dagli Stati Uniti; l’olio di oliva è prevalentemente tunisino o spagnolo; la farina è in genere francese, tedesca o ucraina. D’altronde nel 2013 in Italia sono stati importati 481 milioni di chili di olio di oliva e sansa, oltre 80 milioni di chili di cagliate per mozzarelle, 105 milioni di chili di concentrato di pomodoro (dei quali 58 milioni dagli Usa e 29 milioni dalla Cina) e 3,6 miliardi di chili di grano tenero (con un +20% nei primi due mesi del 2014.
(Luigi Torriani)