La denuncia arriva da Coldiretti Impresapesca: le nuove regole che prevedono l’installazione anche sulle piccole barche da pesca del sistema di trasmissione satellitare AIS sono una stangata per i pescatori, e sono regole inutili e costose.
Il settore ittico italiano è stato gravato negli ultimi anni da tutta una serie di nuove regole e norme (in parte – ma solo in parte – giustificate da ragioni ecologiche e di protezione dell’ambiente): l’introduzione dell’Iva al 10% sul gasolio dei pescherecci, la licenza a punti per la pesca, il fermo pesca, la nuova riforma della PCP (Politica Comune della Pesca), l’aumento dei canoni demaniali marittimi per gli impianti di acquacoltura, le regole sempre più severe e difficilmente sostenibili nella pesca dei molluschi bivalvi.
Ora una nuova direttiva del Parlamento e del Consiglio Ue prevede l’obbligo dell’installazione a bordo del sistema di trasmissione satellitare AIS con apparati di classe A anche per le piccole barche da pesca. A partire dal 31 maggio 2012 il sistema AIS è diventato obbligatorio per tutti i pescherecci di lunghezza superiore a 24 m, a partire dal 31 maggio 2013 per tutti i pescherecci di lunghezza superiore ai 18 m, e a partire dal 31 maggio 2014 diventa obbligatorio per tutti i pescherecci di lunghezza superiore a 15 m. Il costo, per ogni barca da pesca, oltrepassa i 2.500 euro.
La nuova regola, motivata con ragioni di sicurezza della navigazione, secondo Coldiretti Impresapesca è una stangata inaccettabile quando si parla di imbarcazioni di piccola stazza che fanno attività di pesca costiera (quindi non oltrepassano le 6 miglia dalla battigia). Spiega Coldiretti Impresapesca in un comunicato stampa: “le piccole barche utilizzate per la pesca costiera sono barche con limitatissime esigenze in materia di sicurezza, per le quali la presenza a bordo del sistema AIS appare inutile. Lo dimostra anche il fatto che dallo stesso obbligo sono esentate le navi da trasporto passeggeri di stazza fino a 300 tonnellate e con un numero di imbarcati assai elevato e le navi da trasporto merci che operano sempre in acque nazionali e hanno una stazza tra le 300 e le 500 tonnellate. Stiamo parlando di imbarcazioni con dimensioni che possono essere almeno trenta o quaranta volte superiori alle barche da pesca operanti nella fascia costiera con attrezzi di piccola pesca, piccolo strascico o con draga idraulica. Da qui la richiesta di Coldiretti Impresapesca alla direzione della Pesca del Ministero delle Politiche agricole di tutelare il settore attraverso un’azione forte, anche di concerto con il comando generale delle Capitanerie di Porto, per richiedere una sospensione immediata del provvedimento nei confronti del segmento della pesca artigianale che opera nella più ristretta fascia costiera”.
(Luigi Torriani)