Un piano in cinque punti per il rilancio della pesca dei molluschi bivalvi in Italia è stato diffuso da Coldiretti Impresapesca, che l’ha inoltrato alle diverse sedi nazionali e comunitarie. Vediamo di che si tratta.
Il settore ittico italiano si trova oggi in una situazione molto difficile. Al calo delle vendite legato alla Crisi e al consueto (in Italia) aumento sconsiderato delle tasse (nel 2010 introduzione dell’Iva al 10% sul gasolio dei pescherecci, a fine 2013 aumento dei canoni demaniali marittimi per gli impianti di acqualcoltura), si sono aggiunte negli ultimi anni tutta una serie di azioni di contrasto ai gravi problemi ecologici del Mediterraneo che dal punto di vista economico hanno però inciso pesantemente sulla filiera della pesca in Italia, soprattutto la licenza a punti per la pesca, il fermo pesca e la nuova riforma della PCP (Politica Comune della Pesca), oltre alle grandi operazioni di sequestro come l’Operazione Clear Label del dicembre 2013.
Secondo Coldiretti Impresapesca alcune regole sono eccessivamente severe e praticamente impediscono ai pescatori di lavorare (un incredibile eccesso di cui già abbiamo scritto qui su Universofood è quello del caso Montalbamo-novellame), in particolare nel comparto della pesca ai molluschi bivalvi (che ha visto di recente l’importante riconoscimento Dop per la Cozza di Scardovari), un comparto che andrebbe rilanciato lavorando su questi cinque punti:
1) “Approfittare della revisione del Reg. CE n.1967/2006 per rivedere il divieto di pesca-raccolta molluschi a distanza inferiore di 0,3 miglia marine dalla battigia, areali dove si concentra il 70% delle vongole ed il 100% delle telline e dei cannolicchi, in particolare in quei compartimenti ove sono presenti i consorzi di autogestione”
2) “Riduzione della misura della taglia minima da 25 mm. a 23 mm. oppure in alternativa recupero della tolleranza 10% di esemplari sottomisura sulle confezioni”
3) “Partendo dal presupposto che trattasi di attività sottoposta a quote di pesca (TAC) si ritiene necessario eliminare ogni vincolo e restrizione sulla potenza motori, almeno per le barche che hanno in licenza il solo attrezzo denominato ‘draga idraulica’, potenza del tutto ininfluente sull’attività di pesca”
4) “Il sistema di depurazione degli scarichi delle acque reflue denota gravi lacune con la conseguenze che su tutto il territorio nazionale corsi d’acqua e fiumi scaricano a mare liquami che causano innalzamento dei parametri ed il restringendo delle zone di pesca, e trattandosi di molluschi-bivalvi che vanno consumati previa-cottura appare necessaria la modifica delle normativa al fine di evitare la depurazione non consona a questi prodotti (vongole “venus”, cannolicchi e telline) e l’innalzamento del parametro di 230 escherichia-coli, che appare troppo basso. Simili provvedimenti sono già stati presi per i nitrati nell’acqua potabile e per la presenza di alghe ‘dinophysis’ nelle cozze. Ora viene da chiedersi perché no per gli altri molluschi-bivalvi, il cui parametro minimo potrebbe già essere elevato”
5) “L’A.I.S. installato a bordo delle draghe idrauliche che operano ad una distanza massima di 2 miglia marine della battigia appare un’inutile ulteriore spesa per le imprese, è un’imposizione di cui non si comprendono i motivi. Appare necessario eliminare tale incombenza almeno in situazioni nelle quali sulla licenza figuri soltanto il sistema draga idraulica oppure in barche ove siano stati sospesi l’utilizzo di attrezzi”
(Luigi Torriani)