Nel 2012 era stata innalzata dal 12 al 20% la percentuale minima obbligatoria di succo naturale per le bibite a base di frutta, ma poi tutto si è bloccato e la Ue ha dato parere negativo. Ora, a gennaio 2014, è stato approvato un emendamento promosso da due deputati del Pd e la norma è stata reintrodotta.
Eravamo nel settembre del 2012 quando il governo Monti, all’interno del decreto legge Balduzzi sulla Sanità, aveva approvato l’innalzamento dal 12 al 20% della percentuale minima obbligatoria di succo di frutta naturale per tutte le bevande a base di frutta. Una norma fortemente voluta dalla Coldiretti che avrebbe dovuto avere una ricaduta positiva sia per la salute dei cittadini sia per gli agricoltori italiani, che avrebbero venduto più arance ai produttori di aranciate (la Coldiretti parla di duecento milioni di chili di arance in più all’anno).
La norma avrebbe dovuto entrare in vigore a partire dal primo gennaio 2013, ma poi il Consiglio dei Ministri ha bloccato tutto modificando i termini di decorrenza “a sei mesi dal perfezionamento con esito positivo della procedura di notifica” alla Commissione europea. Il problema è che poi la Ue ha aperto a carico dell’Italia un caso Eu Pilot (una procedura con la quale si cercano soluzioni problemi concernenti l’applicazione del diritto Ue e la conformità al diritto Ue della legislazione di uno Stato membro nella fase iniziale, prima dell’avvio di una procedura d’infrazione). Infine, nel luglio 2013, la Ue ha dato parere negativo perché l’incremento dal 12 al 20% di succo di frutta naturale nelle bevande analcoliche a base di frutta sarebbe inapplicabile in quanto violerebbe le norme europee in materia di libera circolazione delle merci.
Il 16 gennaio 2014 il colpo di scena: in Commissione Agricoltura della Camera, contro il parere dell’Esecutivo e con l’astensione dei deputati del M5S, è passato un emendamento dei deputati Pd Oliverio e Anzaldi che reintroduce la percentuale minima del 20% di succo di frutta nelle bibite. Una soglia minima che però sarà obbligatoria solo sul mercato italiano, e non riguarderà le bevande prodotte in Italia ma vendute sui mercati esteri.
(Luigi Torriani)