Dal 2016 scatterà l’obbligo generale, in tutta Europa, dell’etichettatura nutrizionale, cioè sarà obbligatorio indicare in etichetta tutte le informazioni sul valore energetico e l’apporto calorico di ogni alimento. L’Inghilterra propone un particolare tipo di etichettatura nutrizionale “a semaforo”, che desta forti perplessità in Italia e in diversi altri Paesi europei. Vediamo di che si tratta.
Da anni in Italia si invocano nuove regole sull’etichettatura per combattere il fenomeno del falso Made in Italy, ovvero per rendere trasparente in tutti i casi la provenienza del prodotto o delle materie prime utilizzate per realizzare il prodotto (a questo proposito ricordiamo, tra gli altri, i casi particolarmente gravi della carne, dell’olio, dei formaggi, dei pomodori, delle castagne, del pesce, del biologico). Altro discorso è quello dell’etichettatura nutrizionale, che sarà obbligatoria a partire dal 2016 e che l’Inghilterra ha proposto in una forma – quella “a semaforo” – che finisce con il danneggiare il Made Italy alimentare di qualità.
Di che si tratta? L’etichetta a semaforo classifica ogni alimento come più o meno salutare in base al contenuto di grassi, sale e zucchero per 100 grammi di prodotto: il verde indica un alimento “buono” e “salutare”, in quanto a basso contenuto di sale, zucchero e grassi e dà quindi – come il semaforo verde per gli automobilisti – il via libera al consumatore; il giallo indica un alimento a medio contenuto di sale, zucchero o grassi; il rosso indica un alimento “pericoloso”, cioè ad alto contenuto di sale, zucchero o grassi.
Il governo britannico, a giugno 2013, ha diffuso una raccomandazione in cui invita la grande distribuzione, i negozi e i supermercati del Paese a introdurre l’etichettatura a semaforo, e per il 2016 vorrebbe estendere questo regime di etichettatura a livello europeo. Ma è già stata espressa la contrarietà di Italia, Grecia, Francia, Cipro, Lettonia, Lussemburgo, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Croazia, Ungheria, Irlanda, Bulgaria, Repubblica Ceca e Belgio.
Cosa c’è che non va nell’etichettatura a semaforo? Spiega la Cia (Confederazione italiana agricoltori): con l’etichettatura a semaforo “non si parla più di stili di vita salutari e di alimentazione di qualità, ma semplicemente di alimentazione a basso valore nutritivo. Paradossalmente se dovesse passare in Europa questo approccio, che ha dalla sua parte l’estrema semplicità comunicativa (verde fa bene, rosso fa male), ci sarebbero effetti devastanti su molti dei prodotti agroalimentari di qualità, prima di tutto quelli Made in Italy. Succederà che una bibita light, con un po’ meno zucchero, benché densa di edulcoranti, conservanti e aromatizzanti, avrà il semaforo verde mentre il latte, a causa del suo tenore in grassi, avrà il semaforo rosso. Stesso semaforo rosso avranno gli oli, i formaggi, il pesce affumicato, la frutta secca e tutti i grandi prodotti Dop e Igp quali Grana, Parmigiano, prosciutti, salumi” (ricordiamo, a tal proposito, che l’Italia è il Paese leader per numero di prodotti certificati Dop, Igp e Stg).
Analoga la posizione di Copagri (Confederazione Produttori Agricoli), che in un comunicato stampa ha spiegato: “L’etichettatura a semaforo che la Gran Bretagna vorrebbe far adottare in tutta Europa è qualcosa di paradossale. Come noto essa si basa sul contenuto di grassi, sale e zuccheri per classificare i prodotti e orientare le scelte del consumatore. In sostanza prodotti come i nostri formaggi o salumi, tantissime Dop e Igp verrebbero classificate come poco salutari e non è un caso che proprio nel Regno Unito moltissimi prodotti che sono alla base della Dieta mediterranea siano giudicati malsani. È evidente che dietro tale sistema si cela un attacco commerciale nei confronti di produzioni che da sempre sono riconosciute ed apprezzate nel mondo per la loro salubrità e qualità”.
(Luigi Torriani)
Il semaforo non soltanto avverte dell’alto contenuto in grassi, ma dà per scontato di evitarlo come tabù talebano, anziché magari smaltirlo con attività sportiva o bilanciarlo col resto della dieta. Perciò un bicchiere di latte intero spaventerà più che 100 litri di Coca Cola light