Nel caos allucinante delle discussioni sull’Imu delle ultime settimane, un punto fermo c’è: per i fabbricati rurali e i terreni agricoli di imprenditori agricoli professionisti non c’è da pagare la seconda rata dell’Imu. Un’esenzione che vale tra i 500 e i 600 milioni di euro di risparmio fiscale.
Lo scorso anno, qui su Universofood, ci siamo occupati più volte della questione dell’Imu agricola, dalle prime ipotesi che parlavano di una stangata da un miliardo di euro per il settore agricolo italiano, allo scontro tra la Coldiretti e il Ministero delle Finanze, fino alle ultime stime che parlavano di un impatto attorno ai 534 milioni. Poi è arrivato il 2013, il governo Letta, ed è iniziato il percorso per l’abolizione dell’Imu (imposta che era stata introdotta da Tremonti e che era entrata in vigore nel gennaio 2012, sotto il governo Monti). Il 28 agosto il governo Letta ha effettivamente cancellato l’Imu 2013 per la prima casa e per i terreni e fabbricati agricoli (e nell’occasione si è parlato, per l’agricoltura, di un risparmio di 692 milioni di euro).
Poi è iniziato il caos, perché – dato che in Italia la spesa pubblica continua a non essere adeguatamente aggredita – si è capito che non sarebbe stato così semplice trovare la copertura e l’accordo con tutti gli enti locali anche per la seconda rata dell’Imu, prevista per dicembre. Nel valzer dei proclami e delle smentite, un certezza c’è: nel settore agricolo c’è esenzione dall’Imu anche per la seconda rata. Precisamente: non si paga la seconda rata dell’Imu per i fabbricati rurali e per i terreni agricoli di imprenditori agricoli professionisti, mentre viene dimezzata l’Imu per i terreni agricoli di proprietà di non agricoltori. Secondo quanto riferito dal ministro De Girolamo, il risparmio fiscale – per l’intero 2013 – dovrebbe essere in questo modo di circa 537 milioni.
Queste le parole del ministro De Girolamo: “‘lo avevamo promesso e lo abbiamo mantenuto: la seconda rata Imu non verrà pagata per i fabbricati rurali e per i terreni agricoli degli imprenditori agricoli professionali. Allo stesso tempo abbiamo dimezzato l’onere dell’Imu per i terreni agricoli posseduti da ”non agricoltori’. Le aziende agricole che hanno pagato nel 2012 possono stare così tranquille e utilizzare per gli investimenti i 537 milioni di euro di risparmio fiscale che siamo riusciti ad ottenere per il settore con i provvedimenti di eliminazione dell’Imu’. ‘Ho chiesto inoltre di prevedere una riforma strutturale sulla tassazione per gli immobili agricoli che verrà trattata in sede di conversione della legge di stabilità alla Camera. Abbiamo previsto anche di ripristinare, per le società agricole, il diritto di optare per la tassazione in base al reddito catastale dei terreni, perché l’abrogazione di questa misura da parte del Governo Monti è illogica e contraddice l’ordinamento comunitario. Su queste misure il mio Ministero ha già reperito, attraverso tagli e risparmi, 108milioni di euro, che sono certa potranno essere incrementati attraverso la collaborazione di tutte le forze politiche che hanno a cuore il destino di questo comparto, nel lavoro alla Camera. Ho lottato perché fosse riconosciuta la necessità di tutela ad un comparto fondamentale della nostra economia, che rappresenta il motore del Made in Italy agroalimentare che vale in tutto il suo complesso il 17% del Pil. Abbiamo dato un segnale importante all’agroalimentare. Ha vinto l’agricoltura italiana”.
Questo il commento del nuovo presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo: “l’esenzione per quest’anno anche della seconda rata dell’Imu per i fabbricati rurali e per i terreni agricoli degli imprenditori agricoli professionali è una scelta strategica per il Paese che è ora necessario stabilizzare per il prossimo anno. Sotto la spinta decisiva del Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo, che si è dimostrata coerente con gli impegni assunti nel patto per l’agricoltura sottoscritto davanti ai 15mila agricoltori presenti all’Assemblea della Coldiretti lo scorso luglio, è stato riconosciuto il ruolo dell’agricoltura italiana ma soprattutto quello dei coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, che vivono e lavorano nei campi e che contribuiscono in misura determinate alla salvaguardia e gestione del territorio a beneficio dell’intera collettività. Ci auguriamo che questo principio venga rafforzato ed esteso a tutti gli interventi di politica agricola nazionale e a quelli applicativi della riforma comunitaria”.
(Luigi Torriani)