Il nuovo rapporto della Coldiretti “Terre d’Italia in mani straniere” segnala una forte crescita, negli ultimi cinque anni, degli investimenti esteri nell’agricoltura italiana. Sono sempre di più gli imprenditori stranieri che decidono di acquistare terreni e aziende agricole in Italia, segno che da noi la Crisi ha colpito più duramente che altrove ma anche che il Made in Italy agricolo e alimentare resta un marchio vincente e in grado di attrarre i grandi capitali.
Mentre in Italia crollano i consumi interni e i poveri sono oltre 4 milioni, il Made in Italy trionfa sul fronte dell’export, che cresce anche nel 2013, con numeri da record per i vini (e cresce anche, in parallelo, il fenomeno dell’Italian Sounding, che è in sé ovviamente negativo ma è anche il segnale della forza del marchio tricolore e delle potenzialità del nostro Paese).
Qui su Universofood abbiamo già parlato più volte (in particolare qui e qui) del passaggio in mani straniere – negli ultimi anni – di molti dei grandi marchi storici dell’agroalimentare italiano (Bertolli Parmalat, Gancia, Fiorucci Salumi, Zucchero Eridania, AR Pelati, Star, Eskigel gelati, Riso Scotti, …). Ora la Coldiretti segnala – con il Rapporto Terre d’Italia in mani straniere – un trend analogo per i terreni e le aziende agricole. Con una differenza: mentre nel caso delle industrie alimentari c’è sempre il forte rischio che gli acquirenti esteri chiudano stabilimenti e delocalizzino la produzione, nel caso dei terreni aricoli e delle aziende agricole la vendita a imprenditori non italiani è un fatto del tutto positivo e non comporta particolari pericoli.
Secondo i dati diffusi dalla Coldiretti, dall’inizio della Crisi ad oggi (quindi dalla fine del 2007 alla fine del 2013) c’è stato un aumento dell’11% delle aziende agricole italiane passate in mani estere, per un totale – ad oggi – di 17.286 imprenditori agricoli stranieri che operano in Italia. Dal punto di vista della nazionalità di questi imprenditori (il 61% dei quali ha meno di 50 anni), al primo posto ci sono gli svizzeri, che rappresentano il 16% del totale (2.768 imprenditori svizzeri che operano nel settore agricolo italiano). Seguono i tedeschi (2.629 imprenditori,15,2%), i francesi (1.332, 7,7%), i rumeni (916, 5,3%), gli statunitensi (755, 4,4%), gli inglesi (741, 4,3%), i belgi (570, 3,3%), gli albanesi (541, 3,1%), i tunisini (486, 2,8%), i venezuelani (481, 2,8%). Dal punto di vista della distribuzione territoriale, le regioni italiane con più imprenditori agricoli stranieri sono, nell’ordine: Toscana (2.392 imprenditori), Sicilia (2.206), Veneto (1.235), Lazio (1.215), Campania (1.199), Piemonte (1.049), Emilia-Romagna (1.000), Puglia (940), Lombardia (824), Abruzzo (805), Umbria (720), Friuli-Venezia Giulia (673), Marche (584), Calabria (555), Sardegna (531), Trentino-Alto Adige (437), Liguria (370), Molise (261), Basilicata (260), Valle d’Aosta (30).
Perché il settore agricolo a agroalimentare italiano attira fino a questo gli investitori esteri? La Coldiretti spiega il fenomeno in questi termini: “l’Italia è l’unico Paese al mondo a poter contare su un patrimonio di 4.698 specialità tradizionali alimentari tutte esclusivamente ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni e realizzate con metodiche praticate sul tutto il territorio in modo omogeneo. Il modello agricolo italiano ha la leadership in Europa con 254 prodotti tipici a denominazione di origine riconosciuti (Dop/Igp), il maggior numero di aziende agricole biologiche (48.269 operatori) e la maggiore biodiversità con 57.468 specie animali e 12mila specie di flora. Il valore aggiunto per ettaro di terreno (ovvero la ricchezza netta prodotta per unità di superficie) dell’agricoltura italiana è praticamente il doppio di quello di Francia e Spagna, il triplo di quello inglese e una volta e mezzo quello tedesco. Primati – questi – conquistati garantendo le produzioni agricole italiane libere da ogm, di cui è vietata la coltivazione a garanzia della identità territoriale dei raccolti. L’Italia è il primo esportatore mondiale in quantità di vino, pasta, kiwi, pesche, mele e pere, ma anche il principale produttore di pasta e ortofrutta. Senza contare il record di longevità grazie alla dieta mediterranea, il top di presenze per il turismo enogastronomico e quello ambientale con 871 parchi ed aree protette che coprono il 10 per cento del territorio”.
(Luigi Torriani)