A causa dell’insetto parassita Cinipide prosegue il crollo della produzione italiana di castagne, che tocca i minimi storici nell’autunno del 2013, con le importazioni che per la prima volta superano la produzione interna. Mentre è in corso una lotta biologica contro il Cinipide e in difesa dei nostri castagneti, la Coldiretti chiede nuove regole per tutelare ciò che rimane della produzione italiana.
Il Cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus) è un insetto di origine cinese introdotto per errore in Italia nel 2002 attraverso materiale vivaistico (le prime segnalazioni dell’insetto furono in provincia di Cuneo). Da allora l’insetto si è diffuso in tutte le regioni italiane determinando un progressivo calo nella produzione delle castagne. L’azione del Cinipide galligeno induce infatti la formazione di ingrossamenti tondeggianti (galle) sui germogli e sulle foglie nelle quali si compie il ciclo vitale delle larve; la formazione della galla può coinvolgere i germogli inglobando una parte delle foglie giovani e delle infiorescenze portando così all’arresto dello sviluppo vegetativo dei getti colpiti e quindi alla riduzione della fruttificazione, cioè delle castagne, per la mancata produzione dei fiori femminili e degli amenti, ovvero delle infiorescenze, maschili (forti infestazioni possono anche causare la morte della pianta).
Il crollo è arrivato nel 2011 (-70-80% nella produzione di castagne), con un’ulteriore peggioramento nel 2012. Nel frattempo è iniziata una lotta biologica che consiste nel diffondere un insetto antagonista – il Torymus sinensis – che mangia le larve deposte dal Cinipide e che dovrebbe portare – nel giro di qualche anno – a debellare del tutto il Cinipide dai castagneti italiani.
Per intanto – secondo i dati Coldiretti – la produzione di castagne in Italia è scesa sotto le 18.000 tonnellate (nel 1911 – anno record – erano 829.000 tonnellate, e l’Italia – fino a tre anni fa – era il Paese leader europeo nella produzione di castagne), e per la prima volta nella storia le castagne importate superano quelle prodotte in Italia. Nel 2013 le importazioni di castagne (prevalentemente da Spagna, Portogallo e Turchia) sono cresciute del 20% rispetto al 2012, e già nel 2012 erano raddoppiate rispetto al 2011 e praticamente triplicate rispetto al 2010.
La Coldiretti chiede a questo punto l’introduzione di nuove regole che garantiscano per i consumatori la trasparenza sulla provenienza delle castagne: “il rischio è che per la mancanza di un sistema trasparente di etichettatura le castagne importate vengano spacciate come nazionali mettendo a rischio anche le produzioni nazionali sopravvissute fino ad ora. Se dal punto di vista quantitativo la situazione è preoccupante, il primato italiano sul piano qualitativo è confermato dalla presenza di ben dodici tipi di castagne che hanno ottenuto il riconoscimento europeo. Quattro si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp e la Farina di Neccio della Garfagnana Dop, mentre in Campania è riconosciuta la Castagna di Montella Igp e il Marrone di Roccadaspide Igp, in Emilia Romagna il Marrone di Castel del Rio Igp, in Veneto il Marrone di San Zeno Dop e i Marroni del Monfenera Igp, in Piemonte la Castagna Cuneo Igp e il Marrone della Valle di Susa Igp, e nel Lazio la Castagna di Vallerano Dop. Per queste motivazioni è necessario che le Istituzioni, oltre a continuare le attività di lotta al cinipide, mettano in campo azioni determinanti per il rilancio del settore, tra cui sicuramente più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, castagne italiane”.
(Luigi Torriani)