È stato presentato al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio il Rapporto 2013 “Agromafie” di Coldiretti e Eurispes. Vediamo, in sintesi, qual è il quadro dei crimini agroalimentari in Italia secondo il Rapporto.
Più volte abbiamo parlato qui su Universofood delle contraffazioni alimentari (clamoroso in particolare il caso dell’olio) e delle agromafie, e abbiamo parlato di recente di un business da 12,5 miliardi di euro, sulla base dei dati diffusi a settembre 2013 dalla Coldiretti. Secondo il nuovo Rapporto “Agromafie” il volume d’affari complessivo delle agromafie italiane dovrebbe attestarsi per la fine dell’anno addirittura sui 14 miliardi di euro, con una crescita record del 12% negli ultimi due anni. Secondo Coldiretti e Eurispes: “è peculiarità del moderno crimine organizzato estendere, con approccio imprenditoriale, il proprio controllo dell’economia invadendo i settori che si dimostrano strategici ed emergenti, come è quello agroalimentare. (…) Le organizzazioni mafiose sono consapevoli che, pur non trattandosi del settore che garantisce i guadagni più consistenti e nel più breve tempo, il cibo costituisce la necessità primaria, di cui nessuno potrà mai fare a meno“.
Il 15% del fatturato realizzato dalle attività agricole appartiene all’illecito, su 12.181 beni immobili confiscati alla criminalità organizzata oltre il 23% (2.919) sono terreni agricoli, su un totale di 1.674 aziende confiscate ben 89 (5,3%) operano nei settori “Agricoltura, caccia e silvicoltura”, 15 (l’1 % circa) nei settori “Pesca, piscicoltura e servizi connessi”, 173 (10%) nella ristorazione ed alloggio e 471 (28%) nel commercio (in parte alimentare) all’ingrosso e al dettaglio. L’intervento della criminalità organizzata avviene lungo tutta la filiera: “tutti i passaggi utili alla creazione del valore vengono intercettati e colonizzati dalla criminalità, dall’intermediazione dei prodotti, al trasporto e lo stoccaggio fino all’acquisto e all’investimento nei centri commerciali. Le organizzazioni criminali, infatti, impongono, con maggior vigore in determinate zone territoriali, i prezzi d’acquisto agli agricoltori, controllano la manovalanza degli immigrati con il caporalato, decidono i costi logistici e di transazione economica, utilizzano proprie ditte di trasporto (sulle quali spesso vengono anche occultate droga e armi), possiedono società di facchinaggio per il carico e lo scarico delle merci. Inoltre, negli ultimi anni, si può dire che esse arrivano fino alla tavola degli italiani, grazie all’ingresso diretto nella Grande distribuzione organizzata (Gdo) con supermercati ed insegne proprie“. Si stima che in Italia siano almeno 5.000 i ristoranti, bar e pizzerie in mano alla criminalità organizzata , locali spesso intestati a prestanome e in genere usati anche come copertura per riciclare denaro sporco.
Dal punto di vista della distribuzione regionale delle aziende confiscate, “trionfa” la Sicilia con 45 imprese, seguita dalla Calabria (25) e dalla Campania (24). Per i terreni definitivamente confiscati alle mafie “vince” sempre la Sicilia con 1.440 (dato 2012), seguita dalla Calabria a 502 in Calabria e dalla Campania a 430. Per il numero di macchine agricole confiscate “vince” la Campania con 86 dispositivi sequestrati su un totale di 100.
Sono tre le questioni fondamentali legate a questo strapotere delle agromafie: problemi di sicurezza alimentare; stravolgimento del meccanismo dei prezzi, con cifre sempre più basse pagate ai produttori agricoli e ricarichi anomali dei prezzi al consumo; uso dei terreni agricoli per lo smaltimento illegale dei rifiuti.
PROBLEMI DI SICUREZZA ALIMENTARE
“Aumentano le frodi a tavola con un incremento record del 170% in valore di cibi e bevande sequestrate perché adulterate, contraffate o falsificate. Nei primi nove mesi del 2013 sono stati sequestrati beni e prodotti per un valore di 335,5 milioni di euro, soprattutto con riferimento a prodotti base dell’alimentazione come la carne (24%), farine, pane, e pasta (16%), latte e derivati (9%), vino ed alcolici (8%), ma anche in misura rilevante alla ristorazione (20%) ,dove per risparmiare si diffonde purtroppo l’utilizzo di ingredienti low cost che spesso nascondono frodi e adulterazioni. A preoccupare -è il fatto che su 28.528 controlli in ben 9.877 casi sono state individuate non conformità, in altre parole in quasi un caso su tre. L’attività dei carabinieri dei Nas nei primi nove mesi del 2013 ha portato all’arresto di ben 24 persone, mentre 1.389 sono state segnalate all’autorità giudiziaria e 8.300 a quella amministrativa. (…) Quasi un italiano su cinque (18 per cento) è stato vittima di frodi alimentari nel 2013 con l’acquisto di cibi fasulli, avariati e alterati ed effetti anche sulla salute”.
STRAVOLGIMENTO DEL MECCANISMO DEI PREZZI
“La presenza delle agromafie si ripercuote sul mercato, distruggendo la concorrenza e instaurando situazioni di monopolio od oligopolio. I prezzi per l’ortofrutta moltiplicano in media di tre volte dalla produzione al consumo, ma i ricarichi variano del 77% nel caso di filiera cortissima (acquisto diretto dal produttore da parte del distributore al dettaglio), del 103% nel caso di un intermediario, del 290% nel caso di due intermediari, fino al 294% per la filiera lunga (presenza di 3 o 4 intermediari tra produttore e distributore finale). La moltiplicazione delle intermediazioni, l’imposizione di servizi di trasporto e logistica, il monopolio negli acquisti dai produttori agricoli provocano non solo l’effetto di un crollo dei prezzi pagati agli imprenditori agricoli, che in molti casi non arrivano a coprire i costi di produzione, ma anche un ricarico anomalo dei prezzi al consumo“.
USO DEI TERRENI AGRICOLI PER LO SMALTIMENTO ILLEGALE DEI RIFIUTI
“L’accaparramento di terreni agricoli serve anche a coprire il business criminale dei rifiuti ,che sviluppa un fatturato illegale che ha raggiunto quasi 3,9 miliardi, tra rifiuti speciali è urbani, con oltre cinquemila reati accertati nel 2012. Il fenomeno più preoccupante è rappresentato dall’utilizzo delle campagne per lo smaltimento illegale di rifiuti, dai fanghi industriali alle sostanze tossiche. Le imprese criminali si impadroniscono dei terreni destinati alla produzione di cibo e li utilizzano come vere e proprie discariche. I campi vengono così contaminati spesso in maniera irreversibile, con gravi rischi per l’ambiente, ma anche per la salute delle persone poiché mafia e camorra, al fine di coprire l’attività di smaltimento illecito, continuano la coltivazione di ortaggi o altri prodotti. La contaminazione dei suoli è un problema che interessa ormai l’intero Paese, con ben 725.000 ettari di aree gravemente inquinate, una superficie grande poco meno del Friuli Venezia Giulia. A guidare la classifica delle regioni con la maggior percentuale di siti inquinati rispetto alla superficie totale è la Campania, con il 18% del suo territorio da bonificare, davanti a Sardegna, Lazio e Piemonte“.
(Luigi Torriani)