L’agroalimentare italiano non deve fare i conti soltanto con la Crisi. C’è anche l’eterno problema delle agromafie e delle contraffazioni alimentari. Un problema che sulla base degli ultimi dati diffusi dalla Coldiretti a settembre 2013 è sintetizzabile in questi termini: il volume d’affari delle agromafie in Italia vale ad oggi 12,5 miliardi di euro, e le contraffazioni alimentari valgono 5 punti di Pil . La lotta alla pirateria e alla contraffazione alimentare è sempre di più un’area di intervento prioritaria dal punto di vista anzitutto economico.
Abbiamo già scritto molte volte qui su Universofood delle agromafie e delle frodi e contraffazioni alimentari. Un ampio ventaglio di illegalità che si sviluppa su tre livelli: le attività criminali vere e proprie (agromafie); il falso Made in Italy in Italia; l’Italian Sounding sui mercati internazionali.
Le attività di agromafia – che in Italia valgono il 5,6% dell’intero business criminale, per un giro d’affari di 12,5 miliardi di euro – consistono essenzialmente nel riciclaggio di denaro sporco e investimento di proventi illeciti nel campo dell’agricoltura, della trasformazione alimentare e della Gdo. Le implicazioni di questo potere smisurato delle agromafie in Italia sono: il crollo dei prezzi alla produzione (tendono a diminuire sempre di più i prezzi pagati agli imprenditori agricoli, che sono ormai in media il 17% dei prezzi finali al pubblico, prezzi al pubblico che sono peraltro i più alti in Europa); gravi problemi in termini di sicurezza alimentare.
Le contraffazioni e falsificazioni alimentari nel loro complesso fanno perdere al vero Made in Italy oltre 70 miliardi di fatturato, e valgono 5 punti di Pil. 60 miliardi li perdiamo sui mercati internazionali per il cosiddetto Italian Sounding (cibi e bevande non italiani venduti con marchi ed etichette che evocano un’italianità del prodotto: Regianito, Parmesan, Brunetto, Napoli Tomato, Daniele Prosciutto,…; qui un ampio elenco di prodotti taroccati). Il resto lo perdiamo per via del falso Made in Italy in Italia, dai formaggi ai prosciutti al pesce ai pomodori alle castagne ai tartufi, fino al caso eclatante del pecorino rumeno finanziato con soldi pubblici e alla situazione particolarmente odiosa del falso biologico (per tacere di casi grotteschi come quello dei biscotti ‘Milano’…).
(Luigi Torriani)