Torna nelle pescherie, dopo oltre un mese e mezzo, il pesce fresco dell’Adriatico. Ma dal primo ottobre si riparte con il fermo pesca, questa volta nello Ionio e nel Tirreno.
Più volte abbiamo scritto qui su Universofood della questione del fermo pesca, cioè della temporanea sospensione delle attività di pesca nei mari italiani. Una misura introdotta in Italia nel 2011 con la bozza Tremonti, applicata nel 2012, e applicata in forma ulteriormente estesa nel 2013. Il fermo pesca è necessario per ragioni ecologiche, per consentire un ripopolamento degli stock ittici, che per troppi anni sono stati sovrasfruttati. Nella stessa direzione vanno anche altre misure, e in particolare la licenza a punti per la pesca e la recente riforma della PCP (Politica Comune della Pesca).
Certamente il fermo pesca, comunque inevitabile per evitare la sterilizzazione dei nostri mari, cade in un frangente difficilissimo per il settore ittico italiano, che nei primi cinque mesi del 2013 ha visto un calo del 18% nelle vendite di pesce fresco (-13% il dato complessivo dei prodotti ittici, tra fresco, surgelato e conservato). E negli ultimi 30 anni il settore ittico italiano ha perso il 35% delle imbarcazioni e 18.000 posti di lavoro. È anche vero che il fermo pesca nei nostri mari favorisce i fenomeni del falso Made in Italy e delle frodi alimentari, legati peraltro anzitutto al problema della persistente mancanza di chiarezza e trasparenza delle etichette alimentari. È ovvio infatti che se si vieta per un mese la pesca nell’Adriatico aumenteranno i tentativi da parte di rivenditori e ristoratori di spacciare per prodotto nostrano il pesce di importazione. Naturalmente bisognerebbe dire ai clienti che per un mese e mezzo il pesce dell’Adriatico non c’è perché c’è il fermo pesca, ma è chiaro che non è la stessa cosa servire a un cliente del pesce locale e del pesce importato. Il divieto di pesca riguarda peraltro soltanto i pescherecci con sistemi al traino, quindi consente le altre tipologie di pesca, che però sono sufficienti soltanto per un consumo locale e limitato. Il governo Letta ha introdotto con decreto legge l’etichetta “Prodotto italiano” per il pesce, ma è una dicitura facoltativa e che comunque non è sufficiente per eliminare le frodi.
Il fermo pesca 2013 è scattato il 22 luglio per l’Alto Adriatico (il tratto da Trieste a Rimini) con blocco di 42 giorni, ed è partito il 5 agosto (sempre con blocco di 42 giorni) per il Centro e Sud Adriatico (il tratto da Pesaro a Bari). Dal 2 settembre è finito il fermo pesca nell’Alto Adriatico e dal 16 settembre è finito il fermo pesca nel centro e Sud Adriatico. Dal primo ottobre il fermo pesca scatta per lo Ionio, il Tirreno e la Sicilia, mentre in Sardegna il fermo pesca è dal primo al 30 settembre.
(Luigi Torriani)