Il governo Letta, con un nuovo decreto legge, ha inserito nell’etichettatura del pesce Made in Italy, la dicitura “prodotto italiano”. Un (piccolo) passo avanti sulla strada della trasparenza e esaustività delle indicazione nelle etichette alimentari.
Le vendite di pesce in Italia continuano a scendere (a parte casi specifici, come l’export del tonno in scatola, che è in crescita), e la misura del fermo pesca – comunque assolutamente necessaria per ragioni ecologiche – frena ulteriormente sul breve termine il comparto ittico italiano. Ma il pesce italiano naturalmente esiste e continua ad esistere, ed è giusto che il consumatore sappia che sta acquistando un pesce dell’Adriatico e del Tirreno o un pesce importato.
Le sempre più frequenti frodi alimentari sul pesce poggiano in parte sul problema della mancanza di esaustività e trasparenza delle etichette. Certamente già oggi è illegale spacciare un filetto di Pangasio del fiume Mekong come cernia mediterranea, ma il fatto di dover indicare soltanto la zona Fao di pesca permette di dare indicazioni poco chiare e talvolta ingannevoli. Questo sia perché ben pochi conoscono la suddivisione delle zone Fao (qui l’elenco delle zone Fao con carta geografica), sia perché una stessa zona Fao comprende diverse aree e Paesi. Per esempio la zona Fao 37 indica “Mediterraneo e Mar Nero”, per cui un pesce “pescato in zona Fao 37” potrebbe essere stato pescato in Italia come in Tunisia, Grecia, Egitto, Turchia, Romania, Bulgaria, e via dicendo. Inoltre per i ristoranti non c’è nemmeno l’obbligo di indicare la zona Fao di pesca, per cui il pesce che viene cucinato e servito potrebbe essere stato pescato ovunque, all’insaputa del cliente.
Tempo fa qualcosa ha iniziato a muoversi su questo fronte, con la nascita del brand “Solo Pesce Italiano” e del consorzio “Mare nostrum tuna“. Ora la mossa del governo Letta, che tramite decreto legge introduce l’indicazione (facoltativa) “prodotto italiano” per i pesci pescati in Italia. Secondo la Coldiretti si tratta di “un provvedimento positivo, ma ora occorre compiere il passo successivo, rendendo obbligatoria l’etichettatura d’origine, per garantire piena trasparenza rispetto al rischio di ritrovarsi nel piatto prodotto straniero congelato, tanto più elevato dopo l’avvio del fermo biologico”. Secondo il ministro Nunzia De Girolamo “la possibilità di inserire la dicitura ‘prodotto italiano’ sul pesce venduto al dettaglio è un ulteriore passo avanti verso la valorizzazione del pescato del nostro Paese. Il provvedimento che abbiamo adottato contribuirà sicuramente alla qualità e alla trasparenza della filiera. La strada che stiamo seguendo è quella diretta al rilancio del settore ittico nazionale e alla salvaguardia dei consumatori, che hanno il diritto di avere le necessarie garanzie sulla reale origine del pesce da essi acquistato. Il valore aggiunto del ‘Made in Italy’ va riconosciuto anche in questo settore”.
(Luigi Torriani)