Nel Regno Unito l’Interpol ha bloccato la vendita degli wine-kit con vino in polvere. Finalmente comincia a muoversi qualcosa sul fronte del contrasto a un fenomeno scandaloso, di cui abbiamo già parlato più volte qui su Universofood (qui, qui e qui).
I wine-kit con vini in polvere, venduti anche su Amazon e prodotti per il mercato europeo (un mercato da circa venti milioni di bottiglie di “vino” in polvere) in parte in Canada e in parte in una fabbrica svedese che distribuisce in tutto il continente oltre 140.000 wine kit all’anno dai quali si ottengono circa 4,2 milioni di bottiglie (qui un servizio di “Striscia la Notizia” del 2012 sulla fabbrica svedese), sono venduti come vini ma non sono veri vini (il vino è una bevanda prodotta con l’uva, trasformata in cantina ed eventualmente invecchiata secondo ben precise regole). Il vino in polvere è venduto all’interno di scatole (wine kit), ognuna delle quali contiene un liquido (mosto concentrato) e diversi tipi di sostanze e polveri (tra cui: il lievito per la fermentazione, la bentonite per la chiarificazione del vino, il metabisolfito di potassio, il sorbato di potassio come antifermentativo, il liquido chiarificatore, e talvolta anche segatura per dare un sentore di legno). Mescolando il liquido e le polveri e seguendo le istruzioni si ottengono, in circa 5 giorni, 30 bottiglie di una bevanda che viene presentata in etichetta come vino, con tanto di nomi e simboli dei grandi vini come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Lambrusco, Montepulciano.
Nel novembre del 2012 era intervenuto sulla questione il Commissario Ue all’Agricoltura Dacian Ciolos, con queste parole: “la Commissione è stata informata delle pratiche commerciali a cui si fa riferimento nell’interrogazione e, durante l’ultima riunione del Comitato di gestione dell’OCM unica, ha provveduto a informare le delegazioni degli Stati membri che tali pratiche violano le norme in materia di etichettatura nel settore vitivinicolo stabilite dalla legislazione europea. La Commissione ha precisato che i prodotti in questione non possono essere commercializzati utilizzando una denominazione di origine protetta (DOP) o un’indicazione geografica protetta (IGP), nemmeno attraverso una semplice evocazione del nome. Gli Stati membri devono adottare tutti i provvedimenti necessari a prevenire l’uso illecito del nome di una DOP o di un’IGP ritirando dal mercato tali prodotti”.
Ora, finalmente, qualcosa si muove in concreto: l’Interpol ha bloccato le vendite dei wine-kit con vini in polvere nel Regno Unito. Secondo la Coldiretti si tratta di “un primo importante risultato di una battaglia che deve proseguire nell’Unione Europea”, che deve “fermare uno scempio intollerabile che mette a rischio con l’inganno l’immagine e la credibilità dei nostri vini più prestigiosi conquistata nel tempo grazie agli sforzi fatti per la valorizzazione di un prodotto che esprime qualità, tradizione, cultura e territorio”. Secondo il ministro Nunzia De Girolamo “è un risultato straordinario, e ringrazio i NAC per il grande lavoro svolto in questi mesi nell’attuazione di questa operazione. Con la cessazione delle vendite di prodotti non conformi, è stata di fatto riconosciuta la frode nei confronti dei consumatori inglesi. Un grande punto a favore della battaglia per la tutela del Made in Italy, una ricchezza e una risorsa preziosissima per il nostro Paese, che continuerò a difendere con tutte le forze e i mezzi a disposizione. Posso garantire che questo è un primo e fondamentale passo, e che cercheremo di estendere la cooperazione internazionale a tutti i Paesi in cui il problema del falso è noto”.
(Luigi Torriani)