È ufficiale: il governo Letta, il 12 luglio 2013, ha vietato la coltivazione in Italia di mais geneticamente modificato MON810, tramite decreto interministeriale firmato dal ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo, dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin e dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando.
Quale sia la situazione degli ogm in Europa è ormai noto, a prescindere dalle opinioni personali – positive o negative – sugli organismi geneticamente modificati: un fallimento totale, che emerge con la massima evidenza leggendo i dati più recenti sulle coltivazioni ogm. Di recente la Monsanto ha abbandonato ogni piano di sviluppo degli ogm in Europa (e già l’aveva fatto la Basf nel 2012), con questo lapidario comunicato stampa: “finché non c’è abbastanza domanda da parte degli agricoltori per questi prodotti e il pubblico in generale non accetta la tecnologia, non ha senso combattere contro i mulini a vento”. D’altronde i numeri parlano chiaro: in Europa i Paesi coltivatori di ogm sono solo cinque (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania), e il Paese leader europeo nella coltivazione di ogm è la Spagna con 0,1 milioni di ettari piantati nel 2013 (gli Stati Uniti, Paese leader mondiale per gli ogm, sono a 69,5 milioni di ettari, il Brasile a 36,6 milioni di ettari, l’Argentina a 23,9 milioni, il Canada a 11,6 milioni, l’India a 10,8, la Cina a 4).
Otto Paesi europei hanno già vietato da tempo le coltivazioni di mais ogm MON810 (Francia, Germania, Lussemburgo, Ungheria, Grecia, Bulgaria, Polonia, Austria), e a questi Paesi si aggiunge ora l’Italia. Il problema è come giustificare questo divieto alla luce del quadro normativo europeo, che impedisce ai singoli Stati di vietare le colture di mais ogm in quanto tali, ma prevede anche la cosiddetta “clausola di salvaguardia”, secondo cui ” il diritto di coltivare organismi geneticamente modificati deve convivere con il diritto dello Stato di condizionare la coltivazione ad adeguate misure di coesistenza con l’agricoltura tradizionale o biologica, al fine di evitare ogni possibile commistione di tali produzioni e conseguenti danni economici”, ovvero – più in generale: ogni Stato può vietare le coltivazioni ogm sul proprio territorio se ritiene fondatamente che gli ogm in questione determinino dei rischi per l’ambiente, per l’ecosistema o per la salute umana. Nel caso del mais MON810 i rischi sarebbero legati, in particolare, all’impatto di queste colture sulle popolazioni di lepidotteri e sugli imenotteri parassitoidi, e sulla diffusione di parassiti secondari potenzialmente dannosi per altri tipi di colture.
In Italia da alcune settimane c’è stata un’accelerazione del dibattito sugli ogm, e il divieto alle colture ogm è arrivato venerdì 12 luglio 2013 con l’adozione, tramite decreto interministeriale, di misure provvisorie di emergenza che si implementano nel divieto di coltivazione ai sensi dell’art. 34 del regolamento 1829/2003 e dell’art. 54 del regolamento 178/2002, in conformità con la procedura di cui all’art. 53 del regolamento 178/2002, in attesa di un intervento dell’Unione europea entro 18 mesi dalla data di pubblicazione del provvedimento. A far accelerare il governo Letta sul divieto degli ogm è stato soprattutto il caso di Giorgio Fidenato, leader di Agricoltori Federati che nel 2011 aveva seminato mais ogm e che sabato 15 giugno 2013 – con il supporto del Movimento Libertario – ha seminato 6.000 metri quadrati di mais ogm in Friuli, a Vivaro Pn).
Secondo il ministro De Girolamo si tratta di “un provvedimento che tutela la nostra specificità, che salvaguarda l’Italia dall’omologazione, e che è motivato dalla preoccupazione sollevata da uno studio del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, consolidata da un recentissimo approfondimento tecnico scientifico dell’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ne evidenzia l’impatto negativo sulla biodiversità“. Secondo il ministro Andrea Orlando “questo decreto offre una prima copertura giuridica a difesa della nostra agrobiodiversità, grande infrastruttura economica del nostro Paese, ma rappresenta solo la prima parte di un percorso nel quale il sistema Italia deve offrire una convinta prova di unità e compattezza e le Regioni devono dare il loro immediato contributo per la salvaguardia delle nostre coltivazioni tradizionali e biologiche. A livello europeo bisogna che il nostro Paese si renda protagonista in Europa di una seria discussione sull’autonomia dei singoli Stati sull’Ogm”.
La scelta anti-ogm del governo Letta non è certamente impopolare, anzi. Secondo gli ultimi dati Ipr marketing quasi otto italiani su dieci (76%) sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura, con un aumento del 14% rispetto allo scorso anno. Soddisfatto è naturalmente anche il presidente della Coldiretti Sergio Marini, che parla di un di un “grandioso successo che premia l’impegno degli agricoltori della Coldiretti per affermare un modello di sviluppo sostenibile che ha garantito all’Italia primati nella sicurezza alimentare e nella tutela ambientale che tutto il mondo ci invidia. In questa occasione voglio ringraziare i Ministri firmatari del decreto, la Conferenza delle regioni che ha approvato l’ordine del giorno a tutela della biodiversità ed i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari che alla Camera e al Senato hanno firmato una apposita mozione, ma anche tutti i movimenti e le associazioni che insieme a noi nella task force ‘Liberi da Ogm’ senza ambiguità hanno combattuto in questi anni per difendere l’agricoltura dalle contaminazioni. Gli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy“.
Per Greenpeace il divieto agli ogm giunge “meglio tardi che mai”, ma ora “è necessario procedere alla decontaminazione dei due campi friulani dove è stato seminato mais MON810 della Monsanto il 15 e 16 giugno scorso, a tutela di ambiente e coltivazioni adiacenti”. E secondo l’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, “occorre che quei campi vengano sequestrati”.
Per Assobiotec il divieto delle coltivazioni ogm in Italia è invece una “presa di posizione ideologica che viola le norme Ue e che non fa gli interessi dell’agricoltura”. Secondo Confeuro si tratta di un provvedimento “frutto di pregiudizi ideologici senza fondamenta”. E favorevole agli ogm era anche l’ex ministro dell’Ambiente (nel governo Monti) Corrado Clini.
(Luigi Torriani)